sabato 7 giugno 2025

“GIRA DISCHI”

RIACCESA LA MAGIA DEL VINILE GRAZIE A PETRA E OTTO

(fonte Tgcom)

Ieri sera sono stato al ChorusLife di Bergamo alla prima di un nuovo lavoro nato dall’idea di due creativi della musica italiana, Petra Magoni e Mauro Ottolini, concerto organizzato nell’ambito della rassegna Dove l’estate succede, che vede musica, artisti, cantautori, persino balli a ingresso libero, evento patrocinato dal Comune cittadino. 

Il titolo del progetto firmato Petra/Otto è anche quello del tour, Gira Dischi. Oggetto sacro per più generazioni, che riporta, dritti dritti, a un mondo analogico, una musica raffinata, curata nei dettagli che per anni è stata la garanzia di un solido mainstream. Potremmo fare mille discorsi sulle differenze – per me sostanziali – della musica di grande successo negli anni del cantautorato e del pop d’autore e quella che va per la maggiore oggi, per lo più finalizzata a soldi facili facili. 

Petra e Otto, accompagnati dal chitarrista Marco Bianchi e dal fisarmonicista Thomas Sinigaglia, due musicisti che lavorano da anni con il trombonista veneto, hanno offerto uno spaccato del cantautorato che va dagli anni Sessanta fino al Duemila. Mi racconta Petra: «Abbiamo selezionato tante canzoni di grandi artisti come Tenco, Battisti, Dalla, Lauzi, De Andrè, Gaber, Rossi, Conte, Concato, alcune anche poco conosciute, vedi L’impotenza di Giorgio Gaber (brano tratto dal disco pubblicato nel 1973, Far finta di essere sani, ndr)». 

«Abbiamo riarrangiato le prime canzoni, mano a mano ci dedicheremo ad altre, adattandole alla nostra formazione, chitarra, fisarmonica trombone/tromba e voce», fa eco Otto mentre regge una delle sue preziose conchiglie/strumento prima di salire sul palco. 

Tiriamo le fila: concerto bello, appassionante, apprezzato da chi quella musica l’ha vissuta ma anche da quei giovani curiosi che vogliono avvicinarsi a una parte importante della musica italiana. Il buon interplay tra i musicisti è segno di un’intesa armonica e vitale coinvolgente. In scaletta molto Battisti («Ci sembrava una buona partenza», dice Petra:  il concerto apre con Il tempo di morire del mitico Lucio, brano giusto per scaldare gli animi, cui ha fatto seguito  Il Pescatore di De Andrè, uno dei brani più famosi del cantautore genovese,  passe-partout per catturare l’attenzione sugli altri brani, Con il Nastro Rosa di Battisti, Il Gorilla di De Andrè, Io che amo solo te di Sergio Endrigo (brano del 1962 sempre di grande suggestione)…

L’interpretazione canora di Petra – con Otto in gran spolvero sui duetti vocali – sempre molto carnale, forte, l’eccesso viene usato come scossa emozionale, e la maestria di Ottolini di Bianchi e Sinigaglia nel riuscire a trovare soluzioni sonore mai banali hanno trasformato il concerto in una sorta di pièce teatrale vivace e curiosa. Musica e teatro, palco e mestiere, soprattutto quando come bis propongono Vita Spericolata, l’inno generazionale di Vasco, alla prima esecuzione senza nemmeno una prova, ha dato vita a un happening, un dialogo stretto tra musicisti e pubblico.

Conclusione: c’è ancora da mettere a punto qualche dettaglio, ma, appunto… si tratta solo di dettagli! Lo spettacolo c’è, la musica anche, la bravura dei quattro artisti, inequivocabile. Un progetto approvato, dunque. Si spera venga portato in giro il più possibile per non dimenticare.


 

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