I RISCHI ARRIVANO DALLA GLICEMIA E DAL PESO
di Maria Elena Perrero (fonte Gazzetta dello Sport)
Dopo cinque mesi di epidemia abbiamo ormai iniziato a capirlo tutti: anche il diabete è uno dei fattori di rischio del coronavirus. Ma per quale motivo? E il rischio riguarda sia il diabete di tipo 1 sia quello di tipo 2 o alimentare? Lo abbiamo domandato al dottor Carmine Gazzaruso, responsabile delle Unità Operative di Diabetologia, Endocrinologia, Malattie Metaboliche e Vascolari, nonché del Pronto Soccorso dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pavia) e responsabile dell’Unità di crisi Covid dell’Istituto.
Quanto è importante il diabete come fattore di rischio nell’infezione da Covid-19?
“Ci sono alcune metanalisi che hanno dimostrato in maniera inequivocabile che chi ha il diabete, sia esso di tipo 1 o 2, ha un maggior rischio di sviluppare la malattia ma soprattutto di svilupparne le forme gravi e di morirne. C’è però un fattore che può confondere: il fattore obesità. Perché chi è diabetico è spesso sovrappeso e anche l’obesità è un fattore di rischio nell’infezione da coronavirus. Quindi in parte questo fattore di rischio è legato al diabete come glicemia, in parte all’eccesso ponderale”.
La glicemia alta è quindi un fattore di rischio anche in chi non è diabetico?
“Ci sono degli studi che hanno dimostrato che anche chi non è diabetico ma all’ingresso in ospedale aveva un aumento della glicemia o iperglicemia, come la glicemia da stress, aveva un peggioramento della prognosi da Covid-19. La glicemia fa male in tutti, se poi il diabetico è anche obeso il rischio aumenta ancora di più, dal momento che sono obesità e glicemia ad aumentare i rischi. Anche l’obeso in sé, seppure non diabetico, ha un rischio più elevato di sviluppare forme gravi”.
Come agisce la iperglicemia a livello di aggravamento dell’infezione da coronavirus?
“L’iperglicemia in sé va ad ostacolare quella che si chiama immunità innata o generica, che aggredisce qualunque virus o batterio esterno. Esiste poi anche l’immunità adattativa, che riconosce i virus e i batteri e forma anticorpi specifici contro quel virus o quel batterio. Nel diabetico la iperglicemia va ad inficiare l’immunità innata, quindi c’è una carica maggiore di virus che penetra. E per questo, forse, il Covid è più grave. Va infatti ricordato che il Covid-19 non è grave in sé, ma è grave l’infiammazione che il virus innesca nell’organismo, è la risposta immunitaria del soggetto. Se all’inizio dell’infezione non ho uno schermo che mi limita l’entrata del virus, questo scatena una reazione immunitaria massiva”.
Quindi è molto importante tenere la glicemia bassa anche a livello di protezione dal coronavirus?
“La glicemia va mantenuta bassa sempre, rispetto a tutte le malattie infettive. Il diabetico è più suscettibile a tutte le malattie infettive proprio per questa ragione, perché la sua immunità innata è più carente”.
Ci sono altri fattori che rendono il diabetico più esposto al rischio coronavirus?
“Sembra che il virus del Covid-19 per entrare nell’organismo utilizzi l’enzima ACE2 che nel diabetico è più presente. Quindi forse per questo anche il virus entra più facilmente”.
C’è un consiglio, riguardo alla glicemia, che può valere anche per chi non ha il diabete?
“Il consiglio è di controllarla dopo i 40 anni, in particolare, ma anche prima se si hanno fattori di rischio come obesità o familiarità per diabete”.
Quanto conta l’obesità come fattore di rischio per il Covid-19?
“L’obeso che non è diabetico ha un rischio maggiore legato non alla glicemia ma proprio all’eccesso ponderale, altro fattore di rischio nel coronavirus grave. Il problema del Covid-19 è che le forme più gravi si hanno nei pazienti diabetici e obesi, nei secondi per l’obesità nei primi per la glicemia. Ma il paziente diabetico potrebbe avere anche il problema della obesità, e quindi un doppio rischio”.
lunedì 27 luglio 2020
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