mercoledì 2 settembre 2020

SALUTE E BENESSERE

LA MEDICINA NELLO SPORT (PARTE PRIMA)

La medicina dello sport è una branca della medicina che studia la
fisiopatologia delle attività sportive, con particolare attenzione alle
patologie silenti e asintomatiche che poi possono determinare gravi conseguenze
se non diagnosticate prima della pratica sportiva.
Le attività sportive devono essere analizzate in base al tipo di impegno muscolare che l'attività sportiva determina e alle richieste energetiche.
Qualsiasi attività sportiva o fisica che richieda impegno muscolare, determina
modificazioni dell'apparato cardio-vascolare, nel corso e per effetto
dell'allenamento di quella specifica disciplina.
In alcuni casi il sistema cardiovascolare può essere danneggiato dall'attività
sportiva, soprattutto se il soggetto praticante non è a conoscenza della
patologia. È questa la ragione principale che ci porta ad analizzare l'impegno
cardio-vascolare che la disciplina richiede. Bisognerà altresì tener presenti
le differenze individuali di ogni soggetto che si appresta a compiere questo
tipo di lavoro, ed in particolare: sesso; età; lavoro svolto; peso corporeo del
soggetto; patologie pregresse; cure farmacologiche in corso (chi ad esempio fa
uso di beta bloccanti tenderà ad avere una pressione più bassa ed una frequenza
cardiaca minore che mal si adeguerà alla nuova richiesta di sangue da parte
dell'organismo); patologie in atto; fumo; dieta e perfino l'orario in cui si
pratica l'attività sportiva, poiché gli ormoni in circolo sono differenti ed in
diverse quantità, infine sarà utile indagare su eventuali patologie in famiglia
(di natura cardiovascolare, diabete ecc.)

Esami preliminari alla pratica sportiva

La valutazione diagnostica in medicina dello sport è finalizzata alla
determinazione dell'efficienza dell'apparato cardiovascolare ed alla ricerca di
eventuali patologie sistemiche. Prevede, quindi, una serie di indagini che
vanno dalla storia anamnestica dell'atleta fino a ricerche strumentali
sofisticate, qualora quelle più semplici diano indicazioni in tal senso.
L'anamnesi è il primo passo: dalla semplice valutazione della storia familiare
ed individuale molte volte ci s'indirizza verso indagini precise.

L'esame obiettivo generale e cardiovascolare è volto a stabilire la totale
integrità del soggetto in esame. Gli esami strumentali prevedono, di routine,
ECG di base, ECG dopo sforzo (scalino con calcolo dell'IRI e/o ergometria);
qualora dall'esame obiettivo cardiaco o da quello strumentale di base,
risultasse un sospetto o una patologia in atto si farà ricorso ad altre
indagini che, a seconda dei casi, comprenderanno lo studio ecocardiografico
(Ecocardiografia), il monitoraggio secondo Holter o i più complessi studi sui
potenziali tardivi ventricolari (PTV) con l'elettrocardiografia ad alta
risoluzione, il Tilting Test e lo studio elettrofisiologico transesofageo o
intracavitario.
L'Italia possiede una delle legislazioni più avanzate per la tutela sanitaria
delle attività sportive, che obbliga l'atleta a sottoporsi ad un esame medico
di idoneità quando questi voglia svolgere un'attività agonistica. La visita di
idoneità, effettuata su individui presunti sani, svela molte volte patologie
inaspettate e, allo stato attuale, rimane ancora l'unico metodo preventivo per
la salute di giovani individui, che spesso effettuano la prima vera visita
medica proprio in questa occasione.
L'esame della pericolosità dello sport praticato, per l'individuo che sceglie
di intraprenderlo, è essenziale, per evitare fenomeni di morte improvvisa da
sport (fenomeno comunque non frequente). Le cause di questa grave
manifestazione sono estremamente variabili e dipendono dalla popolazione in
esame. Prevalgono le malattie congenite in età giovanile e quelle degenerative
in età più avanzata.
La degenerazione papilacea della parete del ventricolo dx che si assottiglia e
si dilata sottoponendo il soggetto a rischio di angina. Esistono due forme di
questa patologia, una geneticamente determinata, l'altra come conseguenza di
interventi chirurgici eseguiti in età giovanile. Tra gli atleti è responsabile
del 22% dei decessi.
Le aritmie vengono divise in atriali o ventricolari, oppure vengono distinte
in bradiaritmie, la cui evidenza è un rallentamento esagerato del battito
cardiaco, e in tachicardie, che provocano invece un'accelerazione anche
esasperata del battito. Le forme atriali sono genericamente identificate come
benigne, benché alcune siano estremamente invalidanti, per esempio le
tachicardie parossistiche. Difficilmente comunque queste patologie possono
portare a morte improvvisa, a meno che non sussistano delle particolari
anomalie nelle vie di conduzione, come la cosiddetta sindrome WPW, che provoca
una desincronizzazione elettrica del ventricolo.
Le forme ventricolari sono solitamente all'origine di una malattia cardiaca.
Nei giovani possono nascondere una cardiopatia aritmogena del ventricolo
destro, una cardiomiopatia ipertrofica, un'origine anomala delle coronarie,
oppure una miocardite, il prolasso della mitrale, o ancora una cardiomiopatia
ischemica giovanile. Esistono inoltre morti cardiache aritmiche, senza cioè che
vi sia una causa organica, ma genetica: per esempio la sindrome del QT lungo,
oppure la sindrome di Brugada. In ogni caso, per mettere in allarme un
cardiologo basta anche solo un elettrocardiogramma di base. Come dicevo prima,
la ricerca medica si sta impegnando per poter allargare la possibilità alla
pratica sportiva a quante più persone possibili con aritmia. Naturalmente la
difficoltà sta nello stabilire quanto lo sport può essere pericoloso o meno per
un cuore con aritmia.
Per alcune di queste patologie la moderna aritmologia si può giovare anche di
un intervento di ablazione transcatetere: le aritmie vengono riconosciute ed
eliminate definitivamente con un intervento a torace chiuso. Attraverso
speciali cateteri, che arrivano al cuore per via venosa, le aritmie vengono
"bruciate" da una sorta di raggio in radiofrequenza che provoca una piccola
cicatrice nel cuore nel punto esatto in cui ha origine il circuito
dell'aritmia. A volte l'aritmia è un fenomeno transitorio dovuto a squilibri
elettrolitici: in questi casi basta riequilibrare gli ioni e l'aritmia
scompare.

Le miocarditi

Lo stesso discorso vale per le miocarditi: una volta guarita l'infezione che
le provoca, l'atleta può riprendere tranquillamente l'attività sportiva.
L'arteriosclerosi coronaria è determinata da un'ostruzione arteriosa più o
meno grave che può complicarsi in seguito a trombosi. L'improvvisa ostruzione
del vaso determina un infarto miocardio acuto, causa di un'aritmia con decorso
fatale.Le malattie coronariche sono più frequenti nei soggetti di età superiore
ai 30 anni. Nei giovani è più frequente un'anomalia delle arterie coronarie
nella loro origine, ovvero quando l'arteria coronaria sx nasce dal seno
coronario dx, e decorre al di sotto dell'arteria polmonare, conseguentemente il
primo tratto di quest'arteria può essere compresso durante l'attività sportiva
determinando un meccanismo simile a quello dell'infarto miocardio.
Altre patologie frequenti possono essere il prolasso della valvola mitrale o
la miocardite. Quest'ultima è una potenziale complicanza di alcune infezioni da
adenovirus, virus influenzali, che colpiscono il muscolo cardiaco e possono
portare alla morte durante la pratica sportiva. Solitamente i sintomi sono
simili a quelli dell'angina. Queste elencate sono tutte patologie silenti, vale
a dire che non danno sintomi. Fa eccezione l'adenosclerosi coronaria
determinata da restringimento di una o più arterie coronariche per effetto di
una placca.

Il prolasso della valvola mitrale

È un'anomalia che in alcuni casi può portare alla morte improvvisa durante lo
sforzo fisico. Il prolasso di uno o entrambi i lembi (a causa di un
allentamento delle corde tendinee) può, secondo il grado e l'entità,
determinare una chiusura imperfetta e pertanto causare un rigurgito di sangue
in atrio sinistro (insufficienza della valvola mitrale) in genere di minima o
lieve entità. È comunque possibile rilevare tre gradi di gravità: lieve,
moderato e grave (solo in percentuale pari allo 0,2/0,4%).
Tale difetto valvolare, in forma quasi sempre molto modesta, si può ritrovare,
secondo le statistiche, in una percentuale che va dal 2 al 6% dell'intera
popolazione. È più frequente nelle donne, specie nei soggetti longilinei o
longitipo, per la frequente associazione anche con anomalie dello scheletro (ad
esempio con la cosiddetta "schiena dritta", o di "pectus excavatum"). Per tale
ragione è potenzialmente diffusa fra alcune classi di sportivi come ad esempio

i giocatori di basket.

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