domenica 12 dicembre 2021

EDUCARE ALLA GIOIA E NON ALLA SOFFERENZA

ECCO COME DOVREBBE ESSERE LA SCUOLA

(tratto da Orizzonte Scuola)

Gli ultimi giorni non sono stati i più felici per la scuola italiana. Non lo sono stati per i docenti e i dirigenti scolastici più sensibili e non lo sono stati neppure per gli alunni, costretti a confrontarsi, non già con la scuola delle competenze e delle abilità, con la scuola che pianifica il futuro, ma con altro. Con una scuola arrogante, presuntuosa, addirittura della “sofferenza”. Ma la scuola, mio caro Crepet, tra studio e gioco – come scrive Disha Nawani – gerarchizza, volenti o nolenti, le emozioni e quelle che sono da considerare le esperienze umane e i compensi ad esse associate, dove una (astenersi dal piacere) è uno stato desiderabile e l’altro (indulgere al piacere) no. Non sono giochi di parole o le uscite mediatiche a far migliorare la scuola che non può essere vittima di dirompenti teorici del nulla. Peccato che si ritenga che il miglioramento debba passare, necessariamente, dalla sofferenza. Peccato davvero.

L’idea di gioia nel sistema educativo

Tuttavia, nonostante le uscite fuori dal coro (tese più a fare la notizia che a dare un contributo) l’idea di gioia (quella vera, che ti sconvolge, che ti trascina dentro la lezione e ti sconvolge) non è per nulla estranea al discorso educativo, checché dica o pensi Crepet. È questa magnifica idea, in circolazione da un po’ di tempo, trova ancora una volta attenzione focalizzata nella classe docente: quella più attenta ai bisogni educativi dei propri alunni e quella capace di guardare al futuro con la speranza di contribuire a renderlo meglio e più adatto ai giovani di oggi che si proiettano in esso. Non con l’idea che la “modernizzazione” della pedagogia, come la chiamano chi ignora ciò di cui si parla, stia rovinando la storia, ma con la forza determinante di chi vuole cambiare angolo visuale rispetto a degli stereotipati cliché.  Il cliché di chi crede di sapere tutto dall’alto della mediocrità della sua professione; di chi non ha mai messo piede in una scuola italiana, tra i piccolissimi dell’Infanzia, i piccoli della Primaria, gli adolescenti della Secondaria di I e di II grado.

Le attività divertenti e pedagogia gioiosa e interattiva

La parola “divertimento” e i suoi vari sinonimi (attività divertenti, aule/progetti gioiosi, modo divertente di insegnare, letteratura divertente ed edificante, corso divertente), nonostante il miserrimo tentativo di far fare un salto indietro alla scuola italiana, appaiono in diversi ragionamenti intorno alle prospettive formative-educative e in numerosi documenti scolastici, uno tra tutti e in primis, il PTOF. Ed è anche usato insieme a termini come apprendimento (quello basato sull’attività), apprendimento esperienziale, integrazione artistica, integrazione sportiva e pedagogia basata sulla narrazione. Questa è la vera scuola che non conosce, purtroppo per lui, chi pontifica senza avere minimamente competenze per poterlo fare davvero.

Ridurre il carico?

Non si dubita affatto dell’intenzione dei responsabili formativi, i docenti, per l’appunto, che dietro questa idea hanno l’obiettivo sottostante ma anche la necessità di ridurre il carico (su cui si lavora, ormai, incessantemente da anni) causato da una pedagogia didattica e da un sistema di esami stressanti e talvolta anacronistici, davvero, benché il tramontato Crepet pensi davvero altro, in questi giorni. Non stiamo lavorando a semplificare ma a finalizzare la scuola. Il punto cardine, la luce fissa, il faro che sta al centro del ragionamento e dal quale, credetemi, non si può assolutamente prescindere, ancor di più alla luce di qualche esternazione davvero lontana anni luce dalla esternazione fantasiosa e deludente di qualcuno, qui è che la pedagogia didattica associata alle aule tradizionali è noiosa e gravosa, priva di ogni gioia e, perciò, da avvicendare con una pedagogia gioiosa e interattiva. Questa è la pedagogia che piace ad insegnanti e dirigenti scolastici, che piace alle nuove generazioni e che trascina, attivamente, dentro e sconvolge.

Comprende la gioia, cosa porterà alla gioia e se la gioia è l’obiettivo o un mezzo per ottenere qualcos’altro

Si potrebbe obiettare che si tratta di un’aspettativa ragionevole. Tuttavia, l’unico problema è nel modo in cui si comprende la gioia, cosa porterà alla gioia e se la gioia è l’obiettivo o un mezzo per ottenere qualcos’altro.

Molti confondono l’espressione “divertimento dell’apprendimento” con quella “divertimento nell’apprendimento”. Però, il primo pone in primo piano l’apprendimento, il secondo ingrandisce la gioia.

Il divertimento è importante, ma dobbiamo anche capire cosa porterà al divertimento:

il risultato (come viene determinato dalla valutazione);

il processo (aspetti percepibili e rilevanti della pedagogia).

Le interconnessioni, quelle preziose e vere

Il processo e i risultati dell’apprendimento sono ambedue interconnessi ma, al contempo stesso, sono da intendersi come separati, disuniti. Un processo gioioso – afferma Disha Nawani -non deve inevitabilmente portare all’apprendimento e un processo mentalmente difficile non deve continuamente ingrandire il peso di un bambino. D’altra parte, non si può negare che l’apprendimento nelle scuole sia una cosa seria, checché pensi diversamente qualche avventuriero. Qualche volta, una singolare attenzione alla facilità/gioia dell’apprendimento può anche essere controproducente in quanto può portare alla falsificazione/banalizzazione di concetti/idee importanti.

È necessario re-immaginare l’idea di divertimento e far si che lo studente crei connessioni

Potrebbe forse essere ideale dare uguale rilievo sia al processo che al risultato, ma ingrandire l’uno a discapito dell’altro potrebbe rivelarsi dannoso. È necessario re-immaginare l’idea di divertimento come integralmente legato all’idea (non la nostra, ma in generale, di tutti) di apprendimento, in cui l’allievo produce connessioni, si impegna attivamente e mette in relazione ciò che sta succedendo in classe con le proprie esperienze e conoscenza.

Interconnessioni che uno studente crea tra idee e concetti

In eguale misura, naturalmente, l’apprendimento basato sull’attività, che talvolta è confuso con l’attività fisica, in linea di principio, si riferisce alle interconnessioni che uno studente crea tra idee e concetti con l’aiuto di attività e compiti accuratamente ideati. Sebbene il moto fisico sia rilevante per i bambini, tutte le attività di apprendimento potrebbero non richiedere movimenti fisici ed espressioni facciali da parte di insegnanti e studenti.

Non serve aggiungere colore alla parete della classe e della vita

Ogni volta che si pianifica un’attività (sia essa sia pensata all’interno della classe che realizzata all’esterno di essa), si deve avere limpidezza (chiarezza progettuale, metodologica e chiarezza finalistica) in ciò che si sta cercando di ottenere per mezzo di quell’attività (ciò vale per ogni attività, per ogni nostro momento del nostro impegni). All’interno del complesso paniere delle risorse di insegnamento-apprendimento, è rilevante che soccorrano o semplifichino veramente l’apprendimento, piuttosto che, semplicemente unire colore alla parete dell’aula della scuola dove vivranno i nostri alunni. Bisogna diventare non solo visivamente accattivanti ma emotivamente coinvolgenti e accattivanti. Che magnifica parola, questa: accattivante. Ovvero, semplicemente e unicamente, affascinante. È anche rilevante fornire ai bambini un positivo ambiente di apprendimento. Un ambiente che non sia assolutamente minaccioso (neppure pericoloso, naturalmente), in cui potere e volere dare un senso compiuto e integrale a se stessi in relazione al mondo che li circonda (ma anche ai compagni con i quali vive e si relaziona) e che, sostanzialmente, li avvolge. Per molto tempo, però, e anche attualmente, si è creduto che un buon allievo fosse colui il quale è tranquillo, silenzioso, attento e obbediente. In altre parole, un buon studente o una eccellente studentessa, qualunque sia la sua età, il suo sesso, la sua identità etnica, è stato ed è, tuttora, per alcuni, purtroppo, chi assorbe passivamente tutto ciò che un docente dice in classe, o tutto ciò che è scritto alla lavagna o inserito nel libro di testo (che dramma, però!). Ci hanno creduto, purtroppo, anche molti docenti. E la scuola ha perso di credibilità, è naufragata nel mare indistinto della superficialità didattica-educativa e metodologica.

La gioia è un ingrediente importante; è il sale dell’educazione 

L’idea di gioia è spesso associata anche a programmi per i poveri, posizionati come innovativi, alternativi o incentrati sui bambini. Non è difficile capire perché la gioia come ingrediente sia considerata importante quando si concepiscono programmi per gruppi socialmente svantaggiati, poiché aiuta a spostare l’attenzione dalla correzione dei limiti strutturali nel sistema in nome del gioioso apprendimento.

Le molteplici fonti di gioia a scuola

Ci possono essere molte altre fonti di gioia a scuola, a condizione, però, cosa fondamentale, che queste portino a un ecosistema positivo che faciliti l’apprendimento, sia esso, comprendendo concetti, dando un senso al mondo esterno, applicando le conoscenze acquisite a scuola alla propria istruzione/vita/lavoro, costruendo prospettive, sollevando domande e sviluppando il pensiero critico.

Non certo caro Crepet educando i giovani a “soffrire” cosa che di per sé è non solo deprimenti ma pure assolutamente privo di senso.

Pensiamo, ad esempio, a un’UdA della felicità

L’idea ella gioia è intimamente connessa a quella di felicità. L’Unità di apprendimento denominata “La felicità è … intorno a noi” potrebbe, naturalmente, venirci in soccorso. Si legge nell’UdA predisposta dai docenti dell’Istituto comprensivo statale “Nino Pino Balotta” di Barcellona P.G. – (ME) diretto sapientemente dal dirigente scolastico Prof. Genovese Luigi: “Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata” (A. Einstein) ma anche “Per me la pittura esprime la gioia di vivere: tutto ciò che di bello ci circonda io lo voglio fissare sulla tela. Dipingere per me è quindi gioia immensa, divertimento” (Pierre Auguste Renoir). Ed è proprio vero. L’UdA che vi proponiamo utilizza metodologie di tipo attivo e costruttivo, capaci di mettere al centro l’alunno e di renderlo consapevole e protagonista dei propri comportamenti, facendolo riflettere costantemente sui propri processi di apprendimento. Nello specifico permette di attivare percorsi laboratoriali che privilegiano la disposizione del setting per favorire la comunicazione circolare. Il “Circle time” offrirà, ad esempio, la possibilità ai bambini di comunicare con tutti i membri del gruppo guardando in viso ogni interlocutore. Favorirà, in questo modo, una conoscenza reciproca più approfondita, si costruiranno rapporti interpersonali gratificanti e con scambio di opinioni. Il Brainstorming consentirà la produzione di numerose idee intorno ad un argomento, oggetto di discussione. Le attività di tutoring favoriranno una maggiore interazione fra i bambini e una maggiore autostima ed empatia. Per incrementare le competenze cognitive e sociali e favorire il coinvolgimento emotivo e cognitivo del gruppo si utilizzerà il Cooperative – learning.

 

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