Viaggio e musica, scoperte e suoni, colori e accenti. Il prossimo weekend, dal 13 al 15 maggio, è quello che le riviste di viaggio, ammesso che esistano ancora, definirebbero “perfetto per una gita fuoriporta”. Tarda primavera, temperature in aumento, voglia d’estate, sensi rianimati, desiderio di far festa. Ok la smetto, sembro un volantino di un’agenzia di viaggi. Però, il weekend ve lo raccomando lo stesso. Perché, credetemi, ne varrà la pena. Venerdì pomeriggio puntate il vostro navigatore su Cuneo (Latitudine 44°23’53’’88 N, Longitudine 07°32’44’’16 E) per passare un fine settimana tra arte, musica, grandi concerti e piacevoli scoperte. Il 13 inizia Città in Note, la musica dei luoghi, seconda edizione della rassegna organizzata dalla Fondazione Artea e dal Comune più una lunga serie di sponsor pubblici e privati. Mi ha incuriosito proprio il nome dell’iniziativa, quel claim la musica dei luoghi l’ho trovato molto intrigante. Guardando la locandina che potete scaricare qui, troverete una serie di appuntamenti, installazioni, esperienze da provare in palazzi, teatri, cortili, ma anche nel parco fluviale Gesso e Stura o per le vie del centro cittadino dove ascoltare, vedere, ammirare ed emozionarsi. Musica ed esperienze per tutti i gusti e le età, nessuna banale, studiate nei minimi particolari, come vedremo fra poco. Nell’intenzione degli organizzatori, Davide de Luca, della Fondazione Artea, e i musicisti Claudio Carboni e Carlo Maver per la direzione artistica, non si tratta di una “semplice” serie di concerti, laboratori e installazioni sonore, quanto piuttosto di essere riusciti a collegare saldamente ed emotivamente i luoghi – dunque, il terroir, con tutto il bagaglio che si porta dietro – alle note. Un ensemble armonico, dove, come in un film, c’è una storia, una solida sceneggiatura e una colonna sonora. Gli attori siamo noi, i visitatori, e i musicisti che animeranno le quinte, i palchi e i cortili cittadini.
L’Italia – ce lo diciamo sempre, e spesso inutilmente – è uno dei rari Paesi del mondo dove i nostri sensi sono costantemente stimolati dalla bellezza. Un concentrato di arti, cultura, storia, che potrebbe garantire benessere, lavoro e di conseguenza un progressivo acculturamento sociale. Manifestazioni come queste fanno ben sperare… Ne ho parlato con Davide De Luca e Claudio Carboni…
Il modello messo a punto a Cuneo, musica per i luoghi, è esportabile?
Davide De Luca: «Sì, assolutamente sì. L’obiettivo non è di produrre un festival musicale, ma utilizzare il linguaggio della musica per valorizzare un ambiente culturale e viceversa, servirsi di un ambiente culturale per valorizzare la musica. Oltre a musicisti di fama che suoneranno in questi giorni sono coinvolte all’interno della rassegna le nostre eccellenze del territorio. Cuneo ne ha una molteplicità, il Conservatorio di musica classica ed elettronica, il più importante d’Italia, la Scuola di Alto Perfezionamento musicale di Saluzzo, l’Accademia Montis Regalis di Mondovì, solo per citare le più famose. Ci sono anche scuole private come la Palcoscenico da cui è uscito Matteo Romano, il diciannovenne che ha partecipato a Sanremo. C’è il coinvolgimento di Salvi Harps di Saluzzo, storica azienda produttrice di arpe. Ci sarà una mostra di arpe al Salone d’onore del Comune, poi le stesse verranno trasferite al Teatro Toselli dove verranno suonate. Ci sarà anche Park Stickney arpista di fama mondiale. La nostra intenzione è valorizzare la cultura e i beni culturali con differenti linguaggi e abitudini».
Il target che vi siete proposti è trasversale, c’è musica per ogni età…
Claudio Carboni «Proprio così, come artisti passiamo dalla classica, al jazz, al trip hop. Il grande sforzo della direzione artistica, cioè mio e di Carlo Maver, è stato quello di visitare in maniera molto accurata i luoghi per capirne la funzionalità, trovare quelli dove musica e ambiente si potessero sposare al meglio. Siamo musicisti, quindi ci siamo messi dalla parte dei musicisti per quanto riguarda l’acustica ma anche da quella dello spettatore, che deve ascoltare bene e in un luogo appropriato. L’anno scorso, per esempio, abbiamo fatto a San Francesco una iniziativa tutta a riverbero che si intitolava Ascolta. Quest’anno abbiamo un luogo simile, Santa Croce, chiesa settecentesca con un riverbero importante, un gioiello architettonico barocco che non è sempre aperto alle visite pur restando una chiesa consacrata. Abbiamo messo un duo di violini, dei quartetti d’archi e di fiati. Nella Sala San Giovanni, per esempio, anch’essa con un bel riverbero, concerti acustici notturni a lume di candela, come quello di Carlo Maver (che suonerà il bandoneon, il flauto e il moxeno, strumento aerofono, ndr). C’è molta attenzione al suono. Più che a creare l’evento, abbiamo pensato a creare il momento».
Avete utilizzato anche luoghi all’aperto…
Claudio Carboni «Sì, il Parco Fluviale è un luogo meraviglioso, una chicca, con uno splendido centro d’accoglienza. La domenica coinvolgeremo le famiglie con spettacoli di qualità anche per i più piccoli. E un percorso sensoriale a piedi nudi dove si arriva a un laghetto dove tre percussionisti suoneranno con l’acqua. Poi, in centro a Cuneo, abbiamo previsto delle “invasioni musicali”, con due band di grande impatto, una composta da fiati, una street band tendente al jazz e un’altra quasi esclusivamente di percussioni, una batucada, progetto del brasiliano Gilson Silveira».
Gli appuntamenti vanno tutti prenotati?
Claudio Carboni «Sì, quelli in seduta vanno necessariamente riservati; sono tutti gratuiti, tranne due dei tre concerti che abbiamo previsto al Teatro Toselli: Ginevra Di Marco e Cristina Donà (venerdì 13 ore 21) e la Alban Berg Ensamble Wien (sabato 14 ore 21) a un prezzo popolare, 10 euro, mentre Park Stickney (domenica 15 ore 18:30) sarà a ingresso libero. Abbiamo pensato a questi concerti anche per gli allievi dei conservatori e delle varie scuole di musica, proponendo tre progetti diversi ma tutti di altissima qualità con artisti internazionali che suonano sui palchi di tutto il mondo».
Com’è il rapporto con le istituzioni su queste iniziative?
Davide De Luca «Non è retorica se dico che qui a Cuneo c’è stato un coinvolgimento entusiasta. Artea è una fondazione di emanazione della Regione Piemonte. Il Comune di Cuneo è uno dei partner dell’iniziativa, l’ha sostenuta sia l’anno scorso sia quest’anno. Anche altre istituzioni non pubbliche – che però hanno una grande funzione pubblica – hanno partecipato, come quelle bancarie. Cito la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo: nel cortile di questo bellissimo palazzo sarà ambientata un’installazione sonora Idrolalia, legata al tema dell’acqua. In uno degli spazi che si affaccia sul cortile abbiamo appena inaugurato come Artea una mostra sull’ambiente. Tutto molto sinergico».
Ritorno alla domanda iniziale: è, dunque, un modello esportabile questo?
Davide De Luca «Lavoro molto in Italia e nel mondo, e sì, è un modello esportabile. Luoghi ed eccellenze musicali in Italia ce ne sono molti. L’idea come Artea è di portarlo, ovviamente, nella regione Piemonte».
Dalla parte dei musicisti queste sono occasioni per diffondere e difendere la musica…
Claudio Carboni «È proprio così. Iniziative simili le faccio già su Bologna e sull’Appennino bolognese, però non così strutturate come quella di Cuneo. La cosa importante è che possiamo unire due pubblici, uno appassionato d’arte e natura e l’altro di musica. Negli anni ’90 funzionavano molto i Reading in unione con i luoghi. Oggi vanno molto bene queste contaminazioni con la musica. In questo caso il gradino in più è pensare esattamente in quel luogo cosa possa suonare bene, in modo da trasmettere una grande emozione».
Tornando alla musica: con il Covid, le chiusure forzate che hanno annientato il comparto, come si sta reagendo ora?
Claudio Carbone «Sono uno dei Fondatori del FAS, Il Forum Arte e Spettacolo, fondato l’8 marzo 2020 con firmatari molti artisti, come Antonio Diodato, Paolo Fresu e tanti altri. Che dire: sono finalmente arrivati i finanziamenti promessi con il Pnrr. Oggi c’è molto più lavoro. Quello che ancora non si è fatto, ed è determinante realizzare nel più breve tempo possibile, è riformare bene questo settore perché altrimenti perderemo molti musicisti ma anche tante maestranze. Molti grandi fonici sono andati a fare gli elettricisti. Nulla contro questi ultimi, ma magari abbiamo degli elettricisti normalissimi o mediocri mentre prima erano dei grandi fonici! Vitalità adesso ce n’è tanta è chiaro che ci troviamo davanti a un settore molto frammentato che ha bisogno di essere messo insieme. Abbiamo speranze…».