giovedì 12 maggio 2022

INTERVISTA A

FRANCESCA PARLANGELI

di Francesco Razzini (fonte Gazzetta dello Sport)

La storia di Francesca Parlangeli, giocatrice di pallavolo reduce da una splendida doppietta con il Volero Le Cannet, è esemplare. Il lavoro, come la vita, avrà sempre i suoi momenti up e i suoi momenti down. La differenza sta tutta nella capacità di cogliere le occasioni, riprendersi e, affidarsi anche al destino. Il libero, classe 1990, è passata in dodici mesi da una retrocessione in A2 alla conquista di campionato e coppa di Francia: “La stagione 2020/21 è stata complicatissima: l’inizio a luglio causa Olimpiadi, i numerosi tamponi settimanali, i risultati sportivi che non arrivavano con Brescia. Sono sincera quando dico che non attendevo altro che cadesse l’ultima palla per azzerare l’annata”.

Poi che è successo?

“Appena conclusa la regular season, ho ricevuto una chiamata dalla mia procuratrice. C’era la possibilità di giocare nel Racing Club de Cannes, in Francia. Poche partite per sostituire il libero che si era infortunato. Sapevo che per il campionato seguente i dirigenti transalpini avevano già ingaggiato un’altra atleta. Ma ho voluto mettermi comunque in gioco”.

Ora si può dire che ne è valsa la pena?

“Assolutamente sì. Infatti durante un’amichevole contro il Volero, sono stata apprezzata da Lorenzo Micelli che mi ha convinto ad accettare la proposta di Le Cannet: “Giocherai in una squadra che punta a grandi risultati. E io ti voglio qui per vincere con me”. È un eccellente motivatore, mister Lorenzo”.

Quali motivazioni stanno alla base della sua scelta?

“Avevo tanti dubbi quando ho lasciato l’Italia. Sono uscita dalla mia comfort zone: ne sono felice perché mi ha permesso di confrontarmi con una realtà differente, vivendo un’esperienza che, vista nella sua globalità, mi ha cambiata”.

In che modo l’ha cambiata?

“Ho vissuto lo spogliatoio da straniera. È un punto di vista totalmente differente. Sicuramente, d’ora in avanti, sarò più presente per le atlete che arriveranno nel nostro Paese. Un consiglio, un sostegno pratico: a volte bastano piccoli accorgimenti per fare sentire a casa un’atleta appena giunta in un club”.

Il suo club aveva obiettivi alti in questa stagione. Come ha retto la pressione?

“Era la prima volta per me in una società che aveva queste ambizioni. Voler vincere non equivale a vincere: ho lavorato molto sulla testa, sul focus, sugli obiettivi personali e di squadra”.

Soddisfatta ora che è tutto finito?

“Io sono una ragazza particolarmente critica con se stessa: l’ambizione era quella di fare ancora meglio dal punto di vista personale. I risultati di gruppo, però, sono stati fantastici. Certo, i momenti di difficoltà non sono mancati, soprattutto a causa dei contemporanei casi di covid nel roster e alla difficoltà nel ritrovare il ritmo gara dopo oltre dieci giorni di stop”.

Qual è stato il segreto del vostro successo?

“Ci allenavamo ai ritmi di una squadra italiana: 2 sedute pesi a settimana nel pomeriggio con lavoro tecnico al mattino, 3 sedute video a cui si aggiungeva il lavoro quotidiano sul campo. Quando abbiamo iniziato a giocare ogni tre giorni è diventata fondamentale l’attività di recupero”.

In questo caso bisogna dar merito ai professionisti al vostro servizio.

“Ivan Bragagni si è dimostrato un preparatore molto attento e scrupoloso. E con lui tutto lo staff tecnico. Non meno importante è stata la figura dell’allenatore: Lorenzo ha gestito il gruppo in maniera eccelsa, coinvolgendo sempre tutte le giocatrici. Così, quando è stato necessario, ognuna ha dato il meglio”.

Quale vittoria ha dato più soddisfazione?

“In coppa c’era il brivido della partita secca. E poi la finale a Parigi è stata particolarmente emozionate. Ma il campionato raccoglie gli sforzi di tutto l’anno. E poi vincere in trasferta, davanti a 4.000 tifosi che ci hanno fischiato tutta la gara, non ha prezzo”.

Quali ricordi porterà con sé alla fine di questa esperienza?

“Tanti bei momenti vissuti col gruppo, tra cui anche l’esordio personale in una manifestazione europea, la coppa Cev: ascoltare l’inno nazionale, anche se quello francese, ed essere in campo mi ha fatto provare sensazioni particolari”.

E come insegnamenti?

“A volte in Italia capita di non capirsi pur parlando la stessa lingua. Noi, nello spogliatoio, arrivavamo da culture e da nazioni differenti. Eppure ci siamo impegnante per superare i problemi linguistici. Volere è potere: ecco quale insegnamento terrò con me dopo questa esperienza”.

E ora il meritato riposo: giocherà a beach volley come tante sue colleghe?

“Non farò tour nelle spiagge italiane. Mi terrò in allenamento e andrò al beach volley training, vicino a Torino. Io sono d’origine pugliese e quindi tutto ciò che riguarda il mare fa parte della mia essenza. Però adoro anche camminare per ore in montagna: infatti sto già organizzando un’ escursione alla via degli dei”.

Chiudiamo con una domanda sulla sua alimentazione.

“Non seguo diete rigide: cerco di controllarmi evitando di appesantire il fisico prima delle partite. Sono una discreta cuoca ma mi piace cucinare per gli altri. Quando sono sola non preparo piatti complicati. I miei cavalli di battaglia? La carbonara, il tiramisù e la pitta di patate che mi ha insegnato nonna Clara”.

 

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