mercoledì 21 dicembre 2022

LE MANI DELLA ‘NDRANGHETA SUL PADEL

A MILANO OTTO CAMPI SEQUESTRATI ED ARRESTI

Il padel, il gioco che nel cuore degli italiani sta soppiantando il tennis, finisce nel mirino della 'ndrangheta. Un imprenditore, Marco Molluso, è agli arresti domiciliari per false fatture e autoriciclaggio e otto campi da padel del valore di circa 700mila euro sono stati sequestrati. E' l'esito di un'operazione della Dia nell'ambito delle indagini del pm della Dda milanese Silvia Bonardi. Le indagini sono nate da accertamenti svolti su un'altra persona arrestata nel 2010 nel famoso blitz "Infinito" contro la 'ndrangheta e poi condannata in via definitiva come affiliata alla "locale" della mafia calabrese di Corsico, nel Milanese.

Il padel è lo sport di moda del momento E' padel mania in Italia, somiglia vagamente al tennis, tutti ci giocano o vogliono provare a giocarci e i campi stanno spuntando come funghi. Anche in Italia il padel, nato in Spagna, almeno da un paio di anni è diventato un business e, come su tutti gli affari redditizi, la 'ndrangheta ha deciso di allungare le mani.

Campi (abusivi) posti sotto sequestro Sequestrati a scopo preventivo otto campi del valore di circa 700mila euro realizzati in un centro sportivo comunale del capoluogo lombardo. Quei campi da padel sarebbero stati costruiti, secondo le indagini coi soldi illeciti di un giro di false fatturazioni. Denaro così investito dall'imprenditore Marco Molluso, nipote del presunto boss della 'ndrangheta Giosofatto Molluso della "locale" di Corsico (Milano), già condannato a seguito dello storico blitz "Infinito" contro le cosche lombarde del 2010.

Le intercettazioni "Dietro questo ca.. di padel c'è un business infinito eh", diceva intercettato, nell'aprile del 2021, Marco Molluso. Stando all'ordinanza del gip Anna Calabi, il 39enne, che agiva assieme ai figli del presunto boss, da "amministratore e rappresentante legale della Mc Immobiliare" avrebbe impiegato nel 2021 almeno "177.706" euro, "provenienti" da una frode fiscale da 1,5 milioni, finanziando la realizzazione degli otto campi "all'interno del Centro Sportivo Comunale Sant'Ambrogio" di Milano, "affidato dal Comune in concessione alla Palauno Asd". Ci sarebbe stato alla base un finto "contratto di prestazione d'opera fra quest'ultima e la Mc Immobiliare, tale da dare giustificazione documentale alla effettuazione" dei lavori per i campi. E l'investimento, secondo l'accusa, "era finalizzato a garantire al Molluso significativi introiti legati all'utilizzo" di quei campi da parte dei clienti. Campi, tra l'altro, "edificati abusivamente e senza alcuna preventiva autorizzazione da parte dei competenti uffici".

Molte le 'ombre' negli atti dell'inchiesta sulla gestione di quel centro comunale, tanto che il gip fa notare che "ancora prima dell'apparire del Molluso" e "dell'irregolare inserimento delle sue società" nell'affare, la Asd Palauno "aveva violato i termini della concessione che quindi, a ben diritto" poteva "e può essere revocata". Tra l'altro, sempre secondo gli atti, Molluso si sarebbe mosso "in società con Paolo Gatti", ritenuto "dominus del concessionario Asd Palauno" "e della Lombardia Uno", società dilettantistica. Gatti che nell'ordinanza viene definito "noto personaggio del sport milanese", perché gestisce, si legge, "in concessione diversi Centri Sportivi del Comune di Milano" e opera "anche quale scuola calcio dell'Ac Milan".

Nell'ordinanza, tra l'altro, viene riportata una telefonata nella quale Gatti, dopo che l'8 marzo scorso i campi erano stati già sequestrati per violazioni edilizie (non il sequestro del gip), a seguito di una verifica della Polizia locale, riferiva "l'accaduto" all'assessore allo Sport del Comune Martina Riva. Negli atti, infine, si mette in luce che nell'affare sul padel Giosofatto Molluso era "un saldo punto di riferimento" per il nipote perché "stabilmente presente sul cantiere".

 

 

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