martedì 19 settembre 2023

FEDERICA MONACELLI

CAMPIONESSA NAZIONALE DI PUGILATO ED ORA APPASSIONATA DI SURF. CONOSCIAMOLA MEGLIO

di Francesco Sessa (fonte Gazzetta dello Sport)

Quando si parla di surf, si parla anche di molto altro. Di avventura, di cibo, di persone, di incontro con altre culture, di imprevisti. I surf trip, i viaggi all’insegna della tavola in giro per il mondo, racchiudono tutto questo e anche molto altro. Tra le possibili mete esotiche per andare a caccia delle onde c’è lo Sri Lanka, terra visitata in estate da Federica Monacelli: ecco il racconto del suo viaggio. 

Federica, quanto sei stata in Sri Lanka? Com’è stato il viaggio? 

"Sono stata tre settimane, ma è stata un po’ un’impresa arrivare: i voli erano in ritardo, ho perso la coincidenza e ho trascorso una notte in Arabia Saudita. Ho dovuto prendere un altro volo, comprando nuovamente il biglietto, e sono atterrata all’aeroporto di Colombo. Per arrivare ad Arugam Bay sono necessarie 7/8 ore di macchina: l’idea iniziale era di girare, ma trovando ottime onde non mi sono più mossa…". 

Che onde hai trovato? 

"Stupende: gentili, lunghissime. Direi perfette. Erano su point break. Il problema è che, essendo onde accessibili a tutti, c’era tantissima gente in acqua: mi piange il cuore perché vedevo onde perfette ma non potevo prenderne quante volevo. Non ho beccato un giorno senza onde: pazzesco. Ho trovato quasi tutte destre".

Hai accennato al sovraffollamento: altri aspetti di criticità? 

"Nel pomeriggio si alzava il vento, però comunque si poteva fare surf. Indubbiamente c’è il problema delle meduse: non ne ho mai viste così tante insieme. Spesso ho surfato in pantaloni, maglia a maniche lunghi. Mi hanno punto ovunque, ho ancora un piede pieno di abrasioni. Ho il terrore delle meduse, ma non c’era altro da fare. Per quanto riguarda l’affollamento, bisogna considerare che è stata la prima stagione in cui è ripartito il turismo dopo gli anni di guerra civile. C’era davvero tanta in rapporto alle strutture che hanno a disposizione. In acqua c’erano soprattutto israeliani".

​​E il localismo? 

"Non è un problema che ho riscontrato. Sono molto socievoli. Ma pochi local surfano: ci sono decisamente più turisti, l’80% dei quali sono israeliani. Il problema è quando le persone del posto si mettono in acqua a fare lezioni di surf: ho avuto un problema con un ragazzo del posto perché buttano la gente sulla schiuma e ti si schiantano addosso. Parlando invece oltre il surf, ho trovato una popolazione socievole, buona, non violenta. Il problema è che è complicatissimo comunicare, in pochi parlano inglese". 

In quali spot hai surfato? 

"In quello centrale di Arugam Bay, poi mi sono spostata a 20 minuti di distanza con il tuk tuk e sono stata a Wihsky Point, spot che non sta più funzionando dopo che hanno tolto della sabbia. Lì accanto c’è Pottuvill, sempre un break point che raggiungevo a piedi".

Immagino che sia bellissimo surfare in un contesto naturalistico di quel tipo. 

"La natura è incredibile. E poi ci sono tantissimi animali: molte volte ho incontrato gli elefanti in spiaggia o in strada. C’è un rapporto bellissimo tra persone ed elefanti: gli animali vivono liberi e vengono rispettati, tengono le giuste distanze. Una volta ero in tuk tuk e scattavo foto agli elefanti, l’autista mi ha chiesto: 'A Milano non ci sono?'". 

Altri animali? 

"I coccodrilli sono ovunque. Soprattutto dove c’è acqua dolce e nelle lagune. Bisogna avere l’intelligenza di non andare troppo vicino, in passato c’è stato qualche incidente. Un giorno è saltata la corrente nel villaggio dove alloggiavo e ho trovato una tarantola in bagno: stavo per mettere il piede nudo sopra… C’è stato un momento di panico, io e la mia amica siamo state almeno tre ore alla ricerca: non l’abbiamo più trovata e abbiamo cambiato camera. Probabilmente era una tarantola-lupo, non è mortale. Il problema è che lì non ci sono strutture ospedaliere, devi sperare che vada tutto bene". 

Quindi hai dormito in posti diversi? 

"Sì, ho prenotato all’ultimo e non sono riuscita a dormire nello stesso posto: ho dovuto cambiare spesso. Whisky Point ho alloggiato in una struttura con le cabane sulla spiaggia: è stato bellissimo".

Faceva caldo? 

"Caldissimo. Infatti per surfare si tende a partire all’alba, perché dalle 11 alle 16 è difficilissimo. Non si respira. Per trovare meno gente qualche volta ho surfato nelle ore più calde, ma ho rischiato un’insolazione… ".

Come ti sei trovata con il cibo? 

"Cercavo di mangiare sempre con materie prime provenienti dall’Italia. Loro mangiano pochissima carne, io non l’ho mai toccata e non mi è pesato. Anche perché va tantissimo il pesce, oltre a frutta, verdura e riso". 

Tornando al surf: avevi con te la tua tavola?

​"Parto sempre con la mia tavola, ma per vari motivi – tra cui lo scalo, il viaggio in macchina e i tanti spostamenti – ho deciso di non portarla. I noleggi costano poco, il problema è la qualità: spesso sono tutte devastate, è difficile trovarle integre. Fortunatamente le onde sono perfette, quindi va bene così! Ah, ho preso anche una long: l’avevo fatto una volta e mi sono trovata bene". 

Quindi, in conclusione: sei contenta del viaggio? 

"Ho già voglia di tornare! Ma non ad agosto, voglio andare fuori stagione. Sono curiosa di andare a vedere il sud, con più spot e la gente che si spalma di più: mi è rimasta la curiosità di surfare in spot meno affollati. Ma ho amato il contesto: tutto molto spartano, sono stata anche molto bene nelle cabane in spiaggia con la natura e i suoni dell’oceano".


 

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