mercoledì 7 febbraio 2024

INTERVISTA A ROBERTO DE ZORZI

“O” UN ROMANZO COME DONO DARK

a cura di Angela Caputo 

Oggi incontriamo un autore che ha scritto un romanzo dal titolo molto particolare e originale, “O”. Sì, parliamo dell’opera di Roberto De Zorzi, scrittore, musicista, compositore, nato in Svizzera ma residente attualmente aMonteleone Sabino (Ri) con moglie e figli. Grande appassionato di cinema e libri, ha sviluppato da sempre una passione per il mistero, il paranormale e l’horror, oltre che per la lettura e la scrittura. “O” è il simbolo che lega la storia raccontata nel romanzo, una sola vocale al cui interno però ci sono tante parole da dedicare come un cerchio che racchiude l'unicità e la particolarità di questo libro. 

Allora, Roberto, quando hai scoperto la passione per la scrittura e quali sono gli autori che ti hanno influenzato nel tuo percorso di autore?

Prima di tutto volevo ringraziarti per la tua disponibilità e per il vostro interesse verso il mio romanzo. Scrivere mi è sempre piaciuto molto, fin da bambino.

Ricordo che il mio primo racconto lo scrissi insieme a mia sorella quando eravamo davvero molto piccoli. Alcuni spunti di quel racconto sono tutt’ora presenti nel mio romanzo. Adoro molto leggere, soprattutto romanzi ricchi di mistero e adrenalina. La passione per la lettura mi ha fatto conoscere autori incredibili ai quali sono molto legato. Posso citarti Edgar Allan Poe e Lovecraft, ma non ti nascondo che sono un fan accanito di Stephen King del quale ho letto ogni singola lettera. E’ sicuramente lui l’autore che più di tutti ha influenzato il mio modo di scrivere. 

In che modo riesci a conciliare le tue diverse passioni, tra cui in particolare la musica. Quali sono i tuoi artisti preferiti? 

Ho fatto musica per molti anni, anche se adesso ho un po' accantonato questa mia seconda passione per dedicarmi meglio alla scrittura. Sono un amante della musica Metal in tutte le sue sfaccettature. Ascolto ancora adesso gli Iron Maiden, la mia band preferita in assoluto. 

Passiamo   a  “O”. Puoi sintetizzare ai nostri lettori la genesi e il significato dell’opera ?

“O” è un romanzo dove viene esaltato il vero senso dell’amicizia e della lealtà.

Dove le ombre dei nostri peccati, a prima vista innocue, prendono forma e iniziano la loro danza di vendetta. C’è amore in “O”, passione e follia. Uno scontro senza tregua contro il fantasma dei ricordi, che inesorabilmente, continua a picchiare alla porta della nostra mente. Ophelia è la bambina ordinata che si incontra al parco la domenica mattina, ma è anche quella che graffia gli incubi delle nostre notti più oscure.

Perché hai deciso di scriver e “O” e da dove è nata l’idea del titolo?

Volevo raccontare il disagio e l’indifferenza che spesso è costretto a subire chi è nato meno fortunato di noi. Volevo dare forza ai loro silenzi, potere ai loro occhi. “O” è l’abbreviazione di Ophelia, il personaggio principale della storia, una bambina sorda che riesce a pronunciare solo quella vocale. L’iniziale del suo nome.

Che messaggio vorresti trasmettere?C’è  un pubblico al   quale ti rivolgi?

Proprio quello di sensibilizzare l’orgoglio e la speranza dei più deboli, affinché possano dalle loro debolezze, dare vita ad un’armatura indistruttibile. “O” è un romanzo adatto a tutte le età. Vorrei fosse letto da mio figlio che ha 17 anni, ma anche dal vecchietto seduto sulla panchina dei giardini pubblici. Ma immagino sia rivolto a chi crede ancora che l’amicizia, quella vera, sia una cosa dannatamente meravigliosa.

Cosa rende speciale o unico il suo libro e cosa lo contraddistingue rispetto agli altri simili o del genere?

Io credo che ogni libro sia speciale, proprio perché in ogni libro c’è una storia e tutte le storie meritano di essere raccontate. Posso solo dire che “O” ti fa innamorare, ti fa piangere e poi di colpo ti fa sorridere, ma a volte, quando meno te lo aspetti,  riesce anche a farti rizzare i peli per la paura.

C’è qualcuno che vorresti ringraziare?

La mia famiglia. Mia moglie che mi ha sempre assecondato (anche se non ha mai voluto leggere una parola del romanzo. “Lo leggerò appena terminato” continuava a ripetermi). I miei due figli. Mio padre, il mio unico super eroe e la mia dolcissima madre. Ringrazio anche chi mi ripeteva “Non ce la farai mai.” Questo romanzo è anche per loro. La mia casa editrice, la Rossini Editore cheha subito creduto in me.

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