(fonte Gazzetta dello Sport)
Una sera, all’improvviso, Maestrelli riunì tutta la sua famiglia intorno a un tavolo, nella casa di Bari. C’erano Lina, la moglie, Patrizia e Tiziana, le due figlie femmine, Massimo e Maurizio, i due gemelli maschi. Tommaso era retrocesso da qualche giorno in Serie B con il Foggia, era ancora a pezzi e consapevole che era stato uno dei responsabili di un evento che gli aveva spezzato il cuore. Teneva tutto dentro, ma per lui la famiglia era sacra, come la moglie. "Ragazzi, ho deciso con la mamma che andremo a vivere a Roma, allenerò la Lazio" disse l’Uomo della Storia biancoceleste, l’unico che avrebbe potuto gestire una squadra di folli, indisciplinati e rissosi. Una squadra che il 12 maggio del 1974 avrebbe vinto il suo primo scudetto: sono passati cinquant’anni e ne passeranno anche altri cento, ma nessuno potrà mai dimenticare. Una Lazio entrata nella leggenda, trasformata in un ricordo eterno non solo da un successo improvviso, ma anche e soprattutto dalle morti e dalle disgrazie che l’avrebbero devastata nel corso degli anni.