(fonte Libero)
Nel cuore dell’Oceano Atlantico, tra Miami, Bermuda e Porto Rico, si estende un’area consegnata alla fantasia e al mito: il celebre Triangolo delle Bermuda. Al centro di leggende affascinanti e teorie soprannaturali, oggi quel mistero potrebbe avere una spiegazione scientifica convincente. Le sparizioni che hanno segnato la storia potrebbero trovare riscontro in eventi estremamente “terreni”, che nulla hanno a che vedere con l’ignoto e l’esoterismo.
La spiegazione naturale con le onde canaglia
Un team dell’Università di Southampton, guidato dall’oceanografo Simon Boxall, propone una soluzione al mistero del Triangolo delle Bermuda. Le cosiddette “rogue waves”, o onde canaglia in italiano, sarebbero in grado di raggiungere altezze di oltre 30 metri grazie alla convergenza imprevedibile di più sistemi meteomarini, da nord, sud e perfino dalla Florida. Onde di tale portata possono spezzare una nave in due o travolgere un aereo in fase di decollo o atterraggio su rotte vicine. Secondo la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), molti incidenti sarebbero imputabili a errore umano, guasti meccanici o scarsa preparazione dei marinai. In un’area dove le condizioni meteorologiche cambiano rapidamente e le tempeste tropicali sono frequenti, anche un piccolo errore può diventare fatale. In un documentario di Channel 5 intitolato The Bermuda Triangle Enigma, lo scienziato spiega che queste onde estreme possono spezzare una nave in due in pochi minuti, come dimostrato dalla sua simulazione con un modello della USS Cyclops, una nave scomparsa nel 1918 con 309 persone a bordo. L’onda sospende lo scafo tra creste opposte, provocando una rottura immediata e l’affondamento, spesso senza lasciare traccia né tempo per lanciare un segnale di soccorso.
I miti legati al Triangolo delle Bermuda
Il Triangolo delle Bermuda è stato per decenni terreno fertile per i miti più affascinanti e inquietanti. Fin dal diario di Cristoforo Colombo, che nel 1492 descrisse “luci danzanti” sull’orizzonte e strane anomalie magnetiche, l’area ha alimentato l’immaginazione collettiva. Alcuni autori hanno ipotizzato che sotto quelle acque si nascondano i resti di Atlantide, la leggendaria città sommersa, la cui tecnologia perduta sarebbe in grado di interferire con le navi moderne. Altri hanno collegato le sparizioni a presunti rapimenti alieni, teorizzando l’umanità, o -perlomeno- chi è sensibile al fascino di queste teorie, talvolta bizzarre. Inoltre, non sono mancati i riferimenti a mostri marini, vorticose aperture verso mondi paralleli o misteriosi portali spazio-temporali.
Queste narrazioni, sebbene prive di prove concrete, hanno contribuito a trasformare il Triangolo delle Bermuda in una leggenda della cultura popolare, citata in romanzi, film e documentari, e alimentata da un fascino che resiste ancora oggi, nonostante le spiegazioni scientifiche sempre più convincenti. La forza di questi miti si è amplificata grazie alla letteratura e al cinema. Scrittori come Jules Verne, con il suo “Ventimila leghe sotto i mari”, hanno contribuito a plasmare l’immaginario di mari pieni di segreti. Negli anni ’70 e ’80 il mistero è stato rilanciato da bestseller come “The Bermuda Triangle” di Charles Berlitz, che alimentò teorie esoteriche. Anche Hollywood ha fatto la sua parte, con documentari sensazionalistici, episodi di serie TV e persino citazioni in film di Steven Spielberg, che nelle sue opere ha spesso richiamato temi legati all’ignoto e agli UFO.