Era il 1° settembre 1997. Con 16 anni di ritardo rispetto alla controparte statunitense, anche in Italia finalmente nasceva la Mtv Generation. I nati tra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni ’90 ricorderanno bene i pomeriggi fatti di videoclip, notiziari tematici e classifiche. Il canale musicale più famoso al mondo è diventato ben presto un compagno fedele dei Millennial e degli appassionati di musica. Oggi, stando a indiscrezioni trapelate da agenzie e testate, sembra arrivata la fine di un’era. Mtv non trasmetterà più musica. O almeno non avrà più un canale tematico dedicato esclusivamente ai videoclip, un tempo la sua unica vocazione.
L’epoca d’oro di Mtv e l’addio alla musica
Diciamolo: l’epoca d’oro di Mtv Italia è durata solo un lustro. Nei primi cinque anni di vita, il canale ha rappresentato una vera rivoluzione culturale, lanciando tra l’altro la carriera di giovani conduttori che avrebbero dovuto rappresentare il futuro della tv nostrana (cosa mai avvenuta, purtroppo). Eppure come dimenticare, tra gli altri, Victoria Cabello, Andrea Pezzi, Daniele Bossari, Camila Raznovich, Marco Maccarini e Giorgia Surina? Nonostante le energie internazionali, le interviste con grandi ospiti e format innovativi, il declino si è però manifestato presto, nella forma di game show sempre più morbosi e, poco dopo, di reality show su giovani ereditiere annoiate, universitari alla ricerca della dolce metà e amplessi facili, tamarri nullafacenti particolarmente telegenici. L’era della post-verità televisiva ha inglobato tutto ciò che di bello e artistico veniva trasmesso sulle frequenze italiane del canale, proprio come stava accadendo oltreoceano e nel resto d’Europa. In poco tempo, Mtv è passata da essere la Bibbia della musica a un’emittente votata prima agli anime giapponesi, poi ai documentari sullo star system e alle maratone di serie e film statunitensi, poi a un intrattenimento sempre più trash. Da miglior strumento di soft power dell’imperialismo americano a tv generalista acchiappasoldi. Con la spazzatura che, nel giro di un breve periodo, ha sotterrato le tante sperimentazioni e le eccellenze che la rete aveva promosso così bene nei suoi primi anni di vita.
Mtv Music chiude in tutto il mondo
La musica è stata così tanto messa da parte che, a un certo punto, dai piani alti si era deciso di creare canali tematici secondari, dedicati a uno sparuto pubblico nostalgico rimasto fedele ai videoclip nonostante l’ascesa di Youtube. In Italia nacquero dapprima Mtv Hits e Mtv Brand New, dedicati alle Top 40 e alla musica emergente. Poi, dal 2010, Mtv+, diventato in seguito Mtv Music – sopravvissuto ai poco longevi fratelli monografici Mtv Classics, Mtv Dance e Mtv Rocks. Per anni Mtv Music è stato l’ultimo rifugio della musica in tv, la finestra di chi ancora amava scoprire canzoni in modo casuale, senza sfruttare un poco intelligente algoritmo o skippare a piacimento. Ma anche quella parentesi si sta chiudendo. Nel 2026 Mtv Music chiuderà i battenti, sancendo la fine definitiva di un’epoca televisiva.
La strategia di Paramount Skydance
Dietro la decisione c’è molto più di una semplice evoluzione editoriale. Con la fusione tra Paramount Global e Skydance Media, il nuovo colosso Paramount Skydance ha varato un piano globale di razionalizzazione: meno canali lineari, più contenuti digitali e on demand, tagli per circa 500 milioni di dollari. Nel mirino sono finiti tutti i canali tematici Mtv in Europa, da Mtv 80s a Mtv Live, fino appunto a Mtv Music. In Italia la chiusura dovrebbe avvenire a inizio 2026 o nel corso dell’anno. La strategia aziendale è chiara: spostare la musica sulle piattaforme on demand e concentrare i ricavi su Paramount+, YouTube e i social network, dove l’audience è più giovane, più profilabile, più remunerativa. Niente spazio alla nostalgia, dunque, è una questione di sostenibilità economica. Mantenere un canale con videoclip 24 ore su 24 oggi significa affrontare costi di distribuzione elevati con ritorni pubblicitari minimi nell’epoca dell’individualismo, dell’ascolto frammentato e personalizzato. Non è una certo una novità. Oggi non esistono più generi, mode simboli condivisi. Fatta eccezione per i concerti – inquinati comunque da dinamiche commerciali oscure e secondary ticketing – la musica non è più lenta e comunitaria. Non ci sono più il grunge, l’alternative rock, le boy band, Trl. E soprattutto non ci sono più gli album e le compilation da vendere ai teenager, i poster da appendere in camera, gli eventi capaci di calamitare milioni di giovani davanti alla tv per convincerli a comprare prodotti americani.
Dove finisce la musica di Mtv?
Ma chiariamolo: il marchio Mtv non sparirà del tutto. Continuerà a esistere attraverso Mtv Italia – che trasmette ormai solo reality e programmi di intrattenimento – e nella versione digitale su Paramount+, dove il brand vivrà come etichetta di contenuti più giovani(li) e pop. Resteranno anche gli eventi simbolo come gli Mtv Video Music Awards e gli Mtv Europe Music Awards, sempre più integrati nel circuito social – e dunque monetizzabili. Sono i tempi che cambiano, in cui nascono nuove modalità di consumo e nuovi modelli di business. In cui Spotify ci permette una fruizione della musica immediata, veloce, personalizzata e cucita su misura dall’intelligenza artificiale. Restituendoci, bisogna constatarlo, un’esperienza meno preziosa e meno divertente, nonostante le infinite possibilità di scoperta. Ma è il cerchio della vita. Video killed the radio star, ora lo streaming uccide il videoclip.