(fonte Libero)
Il cervello non è un organo “statico” che smette di cambiare dopo l’infanzia, anzi: attraversa fasi di sviluppo e trasformazione per tutta la vita. A dirlo è uno studio pubblicato su Nature Communications, che ha analizzato migliaia di scansioni cerebrali per capire come evolvono le connessioni tra i neuroni dalla nascita fino alla vecchiaia. I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno individuato cinque momenti chiave che scandiscono l’esistenza del nostro cervello, veri e propri passaggi di età che segnano cambiamenti profondi nella struttura e nelle capacità cognitive. E mentre la scienza mappa queste trasformazioni, ci ricorda anche che il cervello può essere allenato: con le giuste abitudini, infatti, possiamo preservarlo, mantenerlo attivo e rallentare il naturale declino delle funzioni mentali.
Quali sono le 5 età del cervello: lo studio
Secondo i ricercatori, il nostro cervello vive cinque fasi principali, ognuna caratterizzata da mutamenti significativi nella rete di collegamenti che permette ai neuroni di comunicare. La prima “età” copre l’infanzia, un periodo che dura fino ai nove anni circa. È in questa fase che materia bianca e materia grigia crescono rapidamente, mentre si moltiplicano le connessioni nervose. Il risultato? Un cervello estremamente plastico, che impara in modo rapido e che allo stesso tempo è più vulnerabile a eventuali disturbi mentali, perché attraversa un vero e proprio cambio di assetto.
La seconda epoca è l’adolescenza, un arco lungo e intenso in cui il cervello continua a perfezionare la propria rete interna. La materia bianca aumenta ancora di volume e le connessioni diventano sempre più efficienti: una sorta di “ottimizzazione” generale che porta a migliori capacità cognitive. Il culmine arriva attorno ai 32 anni, età in cui lo studio colloca il passaggio più netto dell’intera vita cerebrale. È proprio qui che si entra nella terza fase, quella dell’età adulta, un periodo sorprendentemente stabile che dura diversi decenni. Le connessioni si mantengono solide e l’architettura generale non subisce scossoni, configurando una sorta di plateau in cui intelligenza e personalità restano costanti. Gli ultimi due momenti di cambiamento si presentano più avanti, intorno ai 66 e agli 83 anni: sono meno evidenti, ma segnano l’inizio di una fase in cui il cervello comincia lentamente a riorganizzarsi per adattarsi all’invecchiamento, la sostanza bianca inizia a degradarsi, riducendo le connessioni. Anche nell’ultima fase la connettività continua a diminuire e il cervello inizia a fare ancora più affidamento su alcune regioni.
I segreti per allenare il cervello
Se il cervello cambia nel corso degli anni, la buona notizia è che possiamo accompagnare e sostenere questa evoluzione adottando abitudini sane e costanti. L’attività fisica, ad esempio, è uno dei pilastri del benessere cognitivo: praticare almeno 150 minuti a settimana di sport moderato, come camminate veloci, nuoto o yoga, migliora la circolazione e favorisce la nascita di nuovi neuroni riducendo anche il rischio di depressione e declino cognitivo. Accanto al movimento, c’è la stimolazione mentale: cruciverba, sudoku, strumenti musicali, giochi di memoria e perfino l’apprendimento di una nuova lingua sono attività che tengono viva la mente e rafforzano la capacità di risolvere problemi. Anche gli aspetti sociali contano moltissimo: frequentare amici, partecipare a gruppi, fare volontariato o semplicemente mantenere attive le relazioni quotidiane aiuta a combattere stress e solitudine, due fattori che possono accelerare l’invecchiamento mentale. Non meno importante è l’alimentazione: uno stile di vita ispirato alla dieta mediterranea – ricca di verdure, frutta, pesce e cereali integrali – contribuisce a proteggere le funzioni cognitive nel tempo. A questo si aggiunge la cura del sonno, che dovrebbe essere di almeno 7-9 ore per notte. Insieme, queste abitudini creano una sorta di “allenamento continuo” che non solo preserva il cervello, ma migliora anche la qualità complessiva della vita.
