mercoledì 12 novembre 2025

MALA SANITÀ

OSPEDALE DI CIRIE’: NEGATO IL CONGEDO PARENTALE TRA BUROCRAZIA, SILENZI E SOSPETTI DI ABUSO DI POTERE

CIRIÈ (TO) – All’interno dell’ASL TO4 si consuma una vicenda che lascia l’amaro in bocca e pone interrogativi profondi sul rispetto dei diritti dei lavoratori. Un dipendente dell’Ospedale di Ciriè si è visto negare, senza alcuna motivazione ufficiale, il diritto al congedo parentale, previsto dalla legge per assistere i propri familiari in condizioni di grave fragilità.

Secondo quanto riferito, il Direttore dell’Ufficio del Personale, pur sollecitato più volte, non avrebbe fornito alcuna risposta formale alla richiesta del dipendente, né una spiegazione scritta del rifiuto. Una scelta che, in assenza di un giustificato motivo, appare in netto contrasto con le disposizioni del D.Lgs. 151/2001 e con i principi sanciti dallo Statuto dei Lavoratori.

Dietro questo muro di silenzio, emergono elementi che inquietano: si parla di abuso di potere, di burocrazia cieca, e perfino di discriminazione. Alcuni colleghi avrebbero ipotizzato che a influire sulla decisione possano essere stati fattori estranei al merito della richiesta – “forse anche razziali”, si sussurra nei corridoi dell’ospedale.

Il dipendente, che vive una situazione familiare complessa e drammatica, si trova oggi schiacciato tra doveri professionali e responsabilità umane: un genitore pensionato affetto da morbo di Parkinson in stadio avanzato, una nonna con demenza senile grave, una moglie reduce da un intervento al ginocchio e con patologie croniche della colonna vertebrale. Un contesto che rende il diritto al congedo non un privilegio, ma una necessità.

Nemmeno i sindacati, informati della vicenda, sono riusciti a ottenere chiarimenti o una mediazione. “Ci troviamo davanti a un muro di gomma”, riferisce un rappresentante interno che preferisce rimanere anonimo.

A complicare ulteriormente la situazione, la difficoltà nel contattare direttamente il Dottor Pricco, figura di riferimento della direzione sanitaria: sembra infatti possibile comunicare con lui soltanto tramite posta elettronica, senza possibilità di un confronto personale.

Ora la vicenda passa nelle mani di un legale, che ha deciso di fare luce sull’accaduto e di valutare eventuali violazioni di legge e responsabilità disciplinari. Parallelamente, si valuta di informare i media nazionali, affinché episodi del genere non restino sepolti sotto la coltre dell’omertà amministrativa.

Questa storia non è solo il racconto di un singolo lavoratore, ma il simbolo di un sistema in cui la burocrazia sembra avere la meglio sull’umanità. Un sistema che, in un luogo di cura come un ospedale, dovrebbe invece incarnare empatia, tutela e rispetto.

E mentre il silenzio continua a pesare , una domanda si fa urgente , chi aiuta i propri familiari ?


 

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