(fonte Libero)
L’Antartide è uno di quei luoghi che pensiamo di conoscere solo perché appare spesso nei documentari, ma in realtà rimane uno dei punti più enigmatici del pianeta. È un continente immenso, silenzioso e per buona parte ancora inesplorato, nonostante ospiti alcune delle ricerche scientifiche più avanzate al mondo. E proprio da qui arrivano dei segnali che stanno facendo discutere fisici, astrofisici e perfino chi ama le teorie più fantasiose. Si tratta di impulsi radio captati da ANITA – un esperimento della NASA sospeso sotto un pallone ad alta quota – che sembrano provenire non dallo spazio, come sarebbe logico aspettarsi, ma dal basso. Dal cuore del ghiaccio. Un’anomalia che ha acceso messo in allerta la comunità scientifica e che ha portato a riesaminare anni di dati. Il risultato? Nessuna risposta chiara, ma un mistero che si fa sempre più interessante.
L’enigma dei segnali provenienti dalle profondità dell’Antartide
Tra il 2016 e il 2018, ANITA – Antarctic Impulsive Transient Antenna – ha registrato impulsi radio che non seguivano lo schema previsto: invece di arrivare dall’alto, come normali segnali riflessi dai ghiacci, spuntavano dal basso con un angolo talmente insolito da violare qualsiasi modello conosciuto. In pratica, le particelle che li avrebbero generati avrebbero dovuto attraversare migliaia di chilometri di roccia terrestre senza “morire” nello scontro con la materia. Una sorte impossibile perfino per i neutrini più energetici, che già di natura sono famosi per essere elusivi. Per capire se ANITA avesse davvero scoperto qualcosa di eccezionale o se si trattasse semplicemente di un fenomeno raro ma normale, un gruppo internazionale di scienziati ha esaminato anche i dati del Pierre Auger Observatory, il più grande osservatorio al mondo per lo studio dei raggi cosmici. Dopo aver analizzato 14 anni di osservazioni (dal 2004 al 2018), hanno trovato un solo evento simile a quelli rilevati da ANITA. Uno soltanto in quattordici anni. Un numero troppo basso per confermare l’ipotesi che esistano davvero delle “cascate di particelle” provenienti dal basso, invece che dallo spazio come di solito accade.
Il team ha quindi confrontato milioni di simulazioni con i dati reali, includendo perfino scenari teorici che ipotizzano particelle ancora sconosciute. Ma la ricerca non ha portato a una soluzione definitiva. Il risultato è un gigantesco punto interrogativo: quelle onde radio restano senza spiegazione. I prossimi passi prevedono un nuovo volo di ANITA e lo sviluppo di strumenti dedicati esclusivamente allo studio di questi fenomeni rari. Il mistero dei segnali antartici va oltre la semplice curiosità scientifica. Ci costringe a chiederci: l’universo nasconde particelle così elusive da attraversare pianeti interi? E se sì, cosa dovremmo rivedere delle nostre teorie su materia ed energia? Oppure la risposta è più vicina a noi, nascosta in processi geologici che non abbiamo ancora scoperto nel nostro stesso pianeta?
Perché l’Antartide non si può visitare
Affascinante, remota e quasi aliena: l’Antartide non è soltanto il luogo da cui provengono segnali misteriosi, ma anche una delle destinazioni più difficili – e regolamentate – del pianeta. Non è impossibile andarci, ma non si può nemmeno pensare di prenotare un volo e presentarsi in aeroporto con una valigia. Il motivo principale è il Trattato Antartico, un accordo internazionale che tutela il continente da attività militari e da qualsiasi forma di sfruttamento economico. L’Antartide deve restare un grande laboratorio scientifico, libero da ingerenze e interferenze. A questo si aggiunge la sua fragilità ambientale: il continente è un ecosistema unico, abitato da specie che reagiscono in modo estremamente sensibile alle presenze umane. Troppi turisti potrebbero compromettere habitat delicati e disturbare la fauna, ed è per questo che ogni visita deve essere autorizzata, regolamentata e certificata da controlli ambientali rigorosi. Come se non bastasse, ci sono condizioni meteo estreme che rendono l’accesso complicato anche per chi ci lavora: temperature che crollano, tempeste improvvise e totale assenza di infrastrutture come aeroporti e ospedali adeguati. Le piste di atterraggio sono spesso improvvisate sul ghiaccio e vengono mantenute solo per scopi scientifici, non certo per un flusso continuo di visitatori.
