lunedì 27 aprile 2020

IL PUNTO DI VISTA


PERCEZIONE, ANALISI, SCELTA. 

IL CALCIATORE VISTO COME PROTAGONISTA ASSOLUTO.

Di Biagio De Domenico ( Vice all. Latina Calcio)

Il calcio è in continuo cambiamento ed è obbligo di ogni allenatore rimanere a passo con esso. Dedico tutte le mie giornate a continue riflessioni sul calcio. Quella che maggiormente consuma le mie energie mentali, riguarda la metodologia di allenamento. La metodologia nel calcio, secondo me, deve avere un’altissima specificità con ciò che questo sport richiede. Ritornando alla parte iniziale in cui citavo i continui cambiamenti calcistici, si è sentita la necessità, nell’ultima parte del ventesimo secondo, di introdurre la figura del preparatore atletico, specialisti provenienti dall’atletica leggera e con competenze in tale ambito molto importanti
. Questo pensiero di scindere la parte atletica da quella tecnica e tattica è molto usata ancora oggi. Ma non è ciò che penso io, non è la mia filosofia. La mia filosofia calcistica si orienta verso la ricerca ossessiva in allenamento di situazioni di gioco il più vicino possibile alla gara, in modo da indurre il giocatore a percepire la situazione che si crea, ad analizzare ciò che avviene in campo e ad effettuare una scelta che possa essere di beneficio alla squadra. Non vorrei passasse il messaggio che sono il fondatore di questa filosofia, dico solamente che faccio parte di quella corrente calcistica che la pensa così, a seguito di innumerevoli studi del calcio europeo, dove questa metodologia trova la sua applicazione da moltissimi anni, sia in prime squadre sia nel settore giovanile.
Il mio allontanamento dalla metodologia classica di allenamento, in cui si scinde la parte fisica da resto delle componenti tecniche e tattiche, e ci aggiungerei anche psicologiche, ha vari motivi.
Per prima cosa, mi chiedo quale sia la necessità di questa scissione, il calciatore deve essere visto come “unità significativa”, cioè è unico, inscindibile, dividiamo la sua analisi in quattro aree (tecnico, tattico, fisico e psicologico) per avere un metodo di lavoro e di correzione; ma essendo unità significativa va allenato, secondo me, nella sua totalità e non a compartimenti stagni. Un’altra considerazione riguarda i concetti di “tempo e spazio”, due fattori che non possono essere tralasciati, definiti da colleghi illustri come “il nome e il cognome del calcio”. Tutte le azioni del calciatore, nelle due fasi di gioco e nelle transizioni, devono tenere in considerazione il tempo e lo spazio, elementi che trovano la loro applicazione nella situazione di gioco. Se effettuo un’esercitazione in assenza di avversari, mi viene subito in mente il famoso “11 contro 0”, in relazione a quale principio effettuo un’azione, non essendoci avversari e di conseguenza la situazione di gioco? Il calciatore deve essere visto come assoluto protagonista della partita, è lui che effettua scelte in campo in relazione alla situazione di gioco. Potrei elencare un milione di motivazioni per cui non ritengo funzionale la scissione della parte tecnico-tattica da quella fisica e psicologica. Secondo me esiste la situazione di gioco ed è compito dell’allenatore riproporla in allenamento secondo il proprio modello di gioco e i propri principi, in modo da ricreare situazioni e indurre i giocatori ad effettuare una scelta. Di certo tutto questo non si può attuare se si è ancorati a falsi miti chiamati “sistemi di gioco”, i quali sono, secondo me, semplici numeri che permettono a chi assiste alla partita di comprendere la disposizione in campo delle squadre.

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