lunedì 5 aprile 2021

LAMBORGHINI COUNTACH

50 ANNI E NON SENTIRLI

di Claudio Pavanello

Sostituire la Lamborghini Miura, la supercar che aveva fatto invecchiare tutte le Ferrari e arrabbiare il Commendatore, sembrava una missione impossibile. Eppure, la casa di Sant’Agata riuscì nell’impresa, e lo fece con grande coraggio, rovesciando totalmente il paradigma. Le linee sinuose e le ciglia lasciarono spazio ad una vettura tesa ed avveniristica, che poteva tranquillamente essere la nuova automobile del comandante Ed Straker della allora popolarissima serie Ufo. Nata come prototipo nel 1971, la Countach riuscì, contrariamente a molte altre supercar spigolose, ad attraversare due decenni non solo senza invecchiare, ma addirittura aumentando la propria popolarità e diventando una vera icona degli anni ’80.

L’ALETTONE— Le modifiche estetiche introdotte lungo la sua carriera furono sapienti ed equilibrate, con un tocco di genialità assoluta: il grande ed irrinunciabile alettone posteriore previsto come optional ad inizio anni ’80. Grazie a questa appendice, tanto vistosa quanto inutile, visto che la macchina era casomai leggera sull’anteriore, la Countach sembrò quasi un modello nuovo, capace di arrivare ancora desiderabile fino al 1994, quando venne sostituita dalla Diablo, che ne riprendeva l’eredità stilistica proiettata sul nuovo millennio. A proposito di alettoni, chi ricorda il celebre film La corsa più pazza d’America (The Cannonball Run il titolo originale) non può non ricordare la bellissima Countach nera guidata da due avvenenti ragazze, con un altrettanto vistosa ala anteriore: pure in questo caso non si era pensato alla ricerca aerodinamica, ma si trattava di un espediente per raggiungere l’altezza minima prevista in certi stati Usa per i paraurti.

L’ORIGINE DEL NOME—Anche il nome Countach rappresentava una rottura con la tradizione Lamborghini, dove ogni modello era designato come una razza di tori, grande passione del fondatore Ferruccio: pure di assonanza inglese, è invece una tipica espressione di sorpresa romagnola, che qualcuno in Lamborghini si lasciò sfuggire di fronte al prototipo, marchiato Bertone ma disegnato da Marcello Gandini. Autore della Miura, il suo primo grande lavoro, Gandini aveva già iniziato a sperimentare il rivoluzionario stile a cuneo sui prototipi da salone Alfa Romeo Carabo del 1968 e Lancia Stratos Zero di due anni seguente. In entrambe queste vetture, la linea schiacciata rendeva pressoché impossibile l’uso di portiere tradizionali: se nella Stratos si era risolto ricavando l’entrata dalla parte anteriore, con l’Alfa Romeo invece fu sperimentata la stessa apertura a forbice poi trasferita, con indiscutibile effetto scenico, sulla Lamborghini.

SI PRENDE LA SCENA—Al salone di Ginevra del 1971 la Countach venne esposta allo stand di Bertone, mentre la regina di quello Lamborghini era la muscolosa Miura SV: la giovane supersportiva attirò però l’attenzione più della vecchia regina, tanto da accelerarne il piano di sostituzione, fino ad allora considerato prematuro visto i soli 6 anni dal lancio e l’enorme successo. La versione di serie della Countach, che entrerà in produzione nel 1974, sarà molto diversa da questo primo esemplare, con telaio a tubi e non a pianale ed il fantastico V12 ridotto a 3900 cc (lo stesso della Miura) in luogo di 4700 cc. La potenza di questa prima serie è 375 Cv, la velocità massima 315 km/h.

APPREZZATISSIMA—Ironia della sorte, proprio nel 1971, mentre la Countach sbalordisce il mondo, Ferruccio Lamborghini è costretto a vendere la sua azienda, travolta dalle difficoltà di tutto il gruppo. Nonostante le vicissitudini proprietarie che accompagneranno più o meno tutto il suo periodo di produzione, la Countach rimase una delle hypercar più apprezzate e vendute, nelle varie versioni succedutesi: LP400 (LP identifica la posizione Longitudinale Posteriore del propulsore), LP400S (1978), LP500S (1982), 5000 4v (1985), 25° Anniversario (1988). Quando lasciò spazio alla Diablo, erano state vendute ben 1999 Countach, una cifra di tutto riguardo.

 

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