lunedì 14 giugno 2021

INTERVISTA A FRANCESCA DALLAPE'

"VI RACCONTO COME E' NATO TUTTO"

di Michele Antonelli (fonte Gazzetta dello Sport)

Un trampolino, un salto, il sapore della scoperta. Il primo tuffo non si scorda mai: "Non sapevo nemmeno nuotare. Mi sono buttata e sono uscita dalla piscina in stile cagnolino. Quanta acqua ho bevuto…". È l’istantanea di vita di Francesca Dallapè, il momento che ha disegnato il futuro. Una storia di lavoro e tentativi, di movimenti scientifici fatti inseguendo la perfezione e la bellezza. Tuffatrice classe ’86, insieme a Tania Cagnotto ha conquistato la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Rio nel 2016 nel sincro 3 metri. "Una vittoria che ha il sapore del riscatto".

Partiamo da lì.

"Venivo dalla delusione di Londra 2012 (quarto posto, ndr) e avevo grandi aspettative. Sono stati giorni tesi, ma avevo fatto tutto per arrivare a quella gara preparata al meglio dal punto di vista fisico e mentale. All’ultimo tuffo ho tirato un sospiro di sollievo, il peso portato addosso per 4 anni era sparito. Ce l’avevamo fatta".

Tutto è cominciato quando aveva 6 anni…

"Ho iniziato durante un corso di nuoto, quando ho incontrato la mia attuale allenatrice Giuliana Aor. Più che stare in acqua, mi piaceva salire e scendere dal bordo della piscina e fare capriole, così lei scrisse un biglietto da portare ai miei genitori chiedendo se volessero farmi provare il corso di tuffi. Non ho più smesso".

Come si allena una tuffatrice?

"È un lavoro di costanza e precisione, si insegue la perfezione. La settimana prevede una parte di preparazione atletica, una di allenamento in palestra e un’altra in acqua, con la ripetizione di tuffi e movimenti. Di solito ci sono due sedute giornaliere, con una mezza giornata di riposo per recuperare le energie".

E a tavola?

"Sono una buongustaia. Mi piace mangiare, ma devo stare attenta perché se esagero ingrasso subito. Adoro gli spaghetti al pomodoro con una foglia di basilico e, quando capita, un po’ di peperoncino".

Nel 2017 è arrivata Ludovica. Come cambia la vita di una sportiva dopo la maternità?

"Prima gli unici pensieri erano l’allenamento e le gare, ora la giornata funziona in base ai tempi della bambina. Dal punto di vista dell’organizzazione e delle energie è un’altra cosa, ma i figli danno una carica che permette di fare tutto. In questo senso devo ringraziare il Centro Sportivo Esercito, che rappresento con orgoglio e che anche in quest’occasione mi è stato vicino".

Nel tempo libero c’è spazio per altri sport?

"Mi piace molto l’atletica, che seguo in tv insieme a tuffi e ginnastica artistica. E poi amo le camminate nei sentieri".

Com’è stato condividere parte della carriera con Tania Cagnotto?

"Mi sento davvero appagata. È stato un percorso gratificante, pieno di vittorie e di grandi emozioni. Io e Tania abbiamo condiviso momenti indelebili, si è creato un feeling particolare che ci ha permesso di lavorare insieme per tanto tempo".

Avete lasciato un’eredità pesante, per adesso raccolta con ottimi risultati dal duo Elena Bertocchi-Chiara Pellacani…

"Sono due ragazze molto brave e determinate , stanno lavorando bene come tutta la squadra italiana. Ho visto un team unito, con giovani promettenti e pieni di entusiasmo".

Tra poche settimane inizieranno i Giochi di Tokyo, a cui non parteciperà. Sono un rimpianto?

"La vivo in maniera serena, ma sono onesta. Mi sarebbe piaciuto almeno mettermi in gioco per poter essere in Giappone".

Consiglierebbe a un giovane di fare tuffi?

"È uno sport selettivo e difficile, ma regala emozioni. Si impara fin da subito che non esistono scorciatoie per arrivare all’obiettivo, si deve insistere per raggiungere un risultato. Quindi, perché no…".

 

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