lunedì 21 marzo 2022

CALCIFICAZIONI TENDINEE

COME RICONOSCERLE E CURARLE

di Maria Elena Perrero (fonte Gazzetta dello Sport)

Calcificazioni tendinee, muscolari, articolari: una parola che potrebbe spaventare. Ma che potrebbe designare una situazione meno grave di quanto si pensi. “La calcificazione è una deposizione di sali di calcio, solitamente ossalato di calcio, che si può avere in corrispondenza della struttura tendinea o del punto di inserzione del tendine: nel primo caso si parla di calcificazioni tendinee, nel secondo di calcificazioni peritendinee o articolari - spiega a Gazzetta Active il dottor Roberto Pozzoni, chirurgo ortopedico e medico dello sport, primario di Traumatologia dello sport e Chirurgia artroscopica all’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano - . Ci sono infine le calcificazioni muscolari, che si verificano, appunto, a livello dei muscoli”.

CALCIFICAZIONI TENDINEE, MUSCOLARI, ARTICOLARI: LA DIFFERENZA— Diverse possono essere le localizzazioni delle calcificazioni. “Le sedi più frequenti sono le strutture tendinee all’interno delle articolazioni, in particolare alla spalla - ci dice Pozzoni -. Sono infatti molto frequenti le calcificazioni nella cuffia dei rotatori, quell’insieme di muscoli che partecipano ai movimenti di abduzione ed extrarotazione dell’omero. Queste calcificazioni possono essere anche molto dolorose e possono portare alla lesione del tendine della cuffia dei rotatori. Non sono infatti infrequenti lesioni in associazione alle calcificazioni, soprattutto nel caso di calcificazioni che riguardano i tendini”. Sono invece meno gravi la calcificazioni articolari: “In questo caso si tratta di depositi di calcio all’esterno  del contesto del tendine, che dunque resta integro”. Ci sono poi le calcificazioni muscolari: “Nella stragrande maggioranza dei casi sono legate ad un evento traumatico significativo del muscolo, ad una lacerazione della fibra muscolare, a cui consegue la deposizione di sali di calcio nella fibra e la formazione della calcificazione, ovvero di un ponte osseo che si interpone tra le fibre stesse", spiega l'ortopedico.

CALCIFICAZIONI MUSCOLARI E TENDINEE: I SINTOMI—  Sia le calcificazioni muscolari sia quelle tendinee danno una sintomatologia solitamente evidente, dolorosa, e spesso riducono anche la funzionalità del muscolo o del tendine: “Nel caso delle calcificazioni muscolari, in particolare, nel punto in  cui vi è il deposito di calcio il muscolo non riesce più a contrarsi, è rigido, calcificato - chiarisce Pozzoni -. In rari casi le calcificazioni sono talmente voluminose che si possono sentire anche alla palpazione”. .

CALCIFICAZIONI TENDINEE E MUSCOLARI: LA DIAGNOSI—  La diagnosi delle calcificazioni avviene attraverso radiografia o risonanza magnetica, ma già da un semplice esame clinico si può avere un primo riscontro. “Un dolore ad una articolazione come la spalla che sopraggiunge in maniera improvvisa senza essere legato ad un evento traumatico, lascia sempre il sospetto che sia dovuto ad una calcificazione. E una calcificazione, se è data da ossalato di calcio o da microcristalli calcifici, è facilmente visibile dalla radiografia, dal momento che si tratta di osso”, spiega Pozzoni.

LE CAUSE DELLE CALCIFICAZIONI TENDINEE E MUSCOLARI—  A causare una calcificazione muscolare può essere soprattutto un evento traumatico. Ma questa non è l’unica causa delle calcificazioni. “Alcune persone possono avere una predisposizione a depositare ossalato di calcio nel contesto dell’articolazione. Inoltre anche microtraumi ripetuti possono determinare microlesioni da cui poi si forma una calcificazione tendinea o articolare”. Una differenza non da poco: “La calcificazione intratendinea può portare alla lesione del tendine, quella peritendinea, vicino al tendine, o articolare, invece, non necessariamente va a lesionare il tendine”, sottolinea il chirurgo.

CALCIFICAZIONI: IL TRATTAMENTO—  Il trattamento per le calcificazioni è inizialmente di tipo conservativo: “Consiste in fisioterapia, onde d’urto focalizzate per ridurre il volume della calcificazione, oppure infiltrazioni ecoguidate che vanno a rompere la calcificazione”, spiega il dottor Pozzoni. Nel caso in cui non si ottengano risultati, si procede a livello chirurgico: “In casi estremi, se la calcificazione è dolorosa, dà limitazione funzionale e non si hanno benefici con il trattamento conservativo può essere necessario un intervento di asportazione della calcificazione. Se questa ha prodotto anche una lesione tendinea può seguire la riparazione del tendine”. Anche in questo caso diverso è il trattamento delle calcificazioni muscolari: “Raramente si interviene chirurgicamente, a meno che la calcificazione non sia in una posizione tale da essere molto dolorosa”, dice Pozzoni, che rassicura: “Una calcificazione non è grave ma può essere molto noiosa, limitare la funzionalità dell’arto e dare dolore. Molti sportivi ne soffrono, soprattutto di quella all’inserzione del tendine di Achille. Ma con l’adeguato trattamento si torna alla funzionalità precedente”.

 

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