lunedì 25 aprile 2022

MOMENTI DI GLORIA

25 APRILE LA LIBERAZIONE …DI CHI? 

di Gloria Micacch

Siamo così bravi a fare la guerra che l'unica soluzione che sappiamo mettere in atto per contrastarla è quella di nutrirla... Il conflitto nel conflitto. Il continuo parteggiare, il porsi in contrapposizione e la presunzione di poter decidere ed interferire nel destino altrui quando non si è nemmeno (o ancora) in grado di essere padroni del proprio.

 Ci illudiamo di stare sempre dalla parte dei buoni e ci raccontiamo la favola del bene che vince ogni volta sul male. Due stronzate megagalattiche: non siamo i buoni, non è il nostro principale compito esserlo dato che siamo semplicemente in cammino e assai lontani da tale traguardo ed il bene non comprimerà mai il male totalmente, perchè l'esistenza dell'uno è funzionale a quella dell'altro. Non 

Viviamo di mezogne, quelle che ci facciamo raccontare e quelle che peggio, raccontiamo a noi stessi. Le prime sono inevitabili, anche necessarie per certi versi: sono quei tranelli nei quali cadiamo e che, se siamo attenti riconosciamo come tali e poi, se siamo anche coraggiosi e bravi, superiamo rialzandoci trovandoci in un punto più alto di quello dal quale siamo caduti. 

“Il Principe di questo Mondo", “menzognero e padre della menzogna” si trastulla alla grande di fronte alla nostra insensatezza, al nostro continuo aderire a quasiasi storiella ci rispecchi di più e risuoni meglio con le nostre ipocrite e spesso ridicole convinzioni. La verità è alla portata di tutti, lo è, ma è assai più facile acconsentire ad una falsa rassicurazione che prendersi carico delle proprie responsabilità e della propria esistenza. Le prime vengono rinforzate dalle seconde autoprodotte menzogne, indossiamo gli abiti dei santi profeti inquisitori e siamo pronti ad ardere sul rogo chiunque mancante della nostra stessa rettitudine metta in discussioni le nostre arti divinatorie, a maggior ragione se oggi queste vengono supportate dalla “mai stata liberacome ora” informazione e dalla inconfutabile scienza eletta a nuovo culto dogmatico a cui aderire. Il bello è che siamo tutti, indistintamente, soggetti esposti alla presa per il culo. Quanto una fonte sia attendibile sta a noi valutarlo e dobbiamo esser in grado di verificarne la qualità. Ciò dipende solo ed esclusivamente da noi, da quanto siamo in grado di comprendere l'informazione che accogliamo, di porci domande al riguardo, di elaborarne il contenuto, di sentirne in noi l'autenticità o meno e di averne poi contezza reale. E questo richiede più che essere buoni, richiede impegno e concretezza, richiede mettere in atto il proprio volere, ancor prima esige il conoscere se stessi, l'agire da uomimi liberi e quindi coscienziosi. Percorso arduo, per molti inaccessibile, evidentemente.

 

Si vocifera vogliano togliere storia e filosofia da alcuni corsi di studio a favore di altri “argomenti” verso i quali mi riservo di esprimere il mio pensiero in altra sede (https://comedonchisciotte.org/spagna-elimina-storia-e-filosofia-la-riforma-lgbt-dellistruzione/) e ciò mi preoccupa enormemente. Chi non porta nel passo successivo le esperienze fatte nello svolgere quelli che l'hanno preceduto rischia non solo di cadere e cadere ancora, ma di non riuscire ad andare avanti acquisendo un adeguato equilibrio. Sarà impossibile imparare dagli errori ed estremamente facile reiterare negli stessi. E' vero, come umanità, abbiamo e stiamo dando ampia dimostrazione del fatto che il nostro equilibrio sia incerto, traballante, pericolante e che avere queste materie nelle nostre scuole sia servito a poco... Abbiamo ai più alti gradi di rappresentanza della politica e delle religioni uomini ignobili che governano dei sudditi pigri, svogliati, fluttuanti nell'alitare dei primi. E' un fatto. Tragico, triste e con cui fare i conti, ma tant'è. 

Proprio codesta è però la  ragione che deve spingerci a tenerci strette tali materie, è per questo che dobbiamo tenerci stretto tutto quanto porti alla nostra crescita culturale, ad arricchire la nostra conoscenza, tutto quanto possa stimolare la nostra curiosità, l'appetito di sapere, ogni cosa possa portarci ad incontrare il nostro pensiero, ci regali parole per tradurre le nostre emozioni, ci porti a svelare e a dare un nome ai nostri sentimenti... Dobbiamo tenere stretta la nostra libertà. La nostra tavola deve essere imbandita di tutto quanto l'universo ci abbia messo a disposizione e la scelta di cosa cibarsi deve essere legata al nostro volere individuale e non a quello altrui. E' così che oggi, posso guardare agli eventi attuali con sguardo critico, severo, ma con un intento propositivo e positivo. E' così che oggi posso ricordare e dare forma ai racconti dei miei nonni trasformandoli in lenti d'ingrandimento con le quali osservare l'agire di Marte (archetipo della guerra), “la divinità che infuria, manda la morte violenta, suscita il panico, fa impazzire gli uomini individualmente e li acceca collettivamente, come società (J. Hillman, Un terribile amore per la guerra, pag.59)”, qui nel mio paese ed oltre i suoi confini, ciò nonostante nel Mondo che mi dà ospitalità...

 

Mio nonno Ascenzo, papà di mia madre, nacque nel 1916. Partecipò alla II Guerra Mondiale come Caporal Maggiore nella Divisione Julia Corpo Alpini Gorizia (1935-36/1943) la quale fu protagonista dei fatti d'arme sui fronti Greco-Albanese e Russo, tanto da divenire una vera e propria leggenda raccolta nella considerevole storia del Corpo degli Alpini. Ricordo poco delle narrazioni di mio nonno, ma ho vivida l'immagine di lui che mi parlava con lo sguardo rivolto lontano ed il suo corpo che si fermava nel respiro quasi a contenere una forza che se avesse trovato una via di uscita ci avrebbe spazzato via. Era orgoglioso mio nonno di essere un Alpino, si perchè “una volta che lo diventi, lo sei per sempre”, ma non mi ha mai dato l'impressione di sentirsi un eroe e non l'ho mai sentito pronunciare la parola nemico. Erano ragazzi. Erano forti, sani e belli, ma erano in guerra contro altri ragazzi come loro. Facendo qualche piccola ricerca mi sono imbattuta nello scrittore italiano Mario Rigoni Stern che nato nel 1921, si arruolò volontario nel 1938 alla scuola centrale di alpinismo di Aosta ed anche lui come mio nonno partecipò alla II Guerra Mondiale. Non potendo riporare con precisione le parole di mio nonno riporto le sue che sento risuonare con quanto velatamente fa ancora parte dei miei ricordi:"Il nemico è una parola che non uso. Nel “Sergente nella neve” la parola "nemico" non c'è: parlo di "russi", dico "loro" ma "nemico" mai. Per me quelli non erano nemici: quando ero in Grecia o sul fronte francese o in Russia non li consideravo nemici. Il nemico bisogna conoscerlo, bisogna sapere cosa ti ha fatto. Il nemico è uno che ti ha offeso o uno che ti ha fatto del male. Ma loro non mi avevano fatto niente, non mi avevano offeso e allora la parola nemico nei miei libri non c'è" (https://site.unibo.it/griseldaonline/it/sonde/mario-rigoni-stern-nemico-parola-assente). Mettiamola così, mio nonno ricordava la guerra, ma non la celebrava e nel suo sguardo insieme a immagini che in lui suscitavano orgoglio e richiamavano affetti ce n'erano altre che, potendo scegliere, avrebbe fatto a meno di registrare. 

 

Mia nonna Ada, mamma di mio padre, nacque nel 1919. Negli anni dello svolgersi della II Guerra Mondiale, era sposata con mio nonno Emilio con il quale viveva in un piccolissimo paesino del centro Italia occupato dai tedeschi. Questi ultimi avevano requisito adibendola a base di comando la stalla dei miei nonni e tre di loro si stabilirono a vivere con loro, nella loro casa entrando a far parte del loro focolare domestico. I ricordi dei racconti di mia nonna, della cui compagnia ho avuto la fortuna di godere per maggior tempo (97 anni di saggezza e lucidità) rispetto agli altri progenitori, sono in me ben impressi così come le sue parole. “La guerra è brutta per tutti” diceva “che Dio ce ne scampi e liberi!”. “Non esiste una guerra giusta e non ci sono mai vincitori. Alla fine ci sono solo sconfitti. Le madri che perdono i figli, i figli che perdono i fratelli. I buoni e i cattivi li trovi sia da una parte che dall'altra... I tedeschi che erano qui in casa con noi erano gentili ed educati, attenti a non mancare di rispetto neanche con uno sguardo soprattutto se si rivolgevano alle donne. Se qualcuno di loro si comportava male, i superiori subito intervenivano e li punivano severamente. Ce n'erano due giovanissimi qui. Uno di loro piangeva tutte le notti perchè voleva tornare a casa, dalla sua famiglia... Una sera provò a fuggire dalla finestrella della stanzetta di là in sala, ma fu ripreso e punito. Quando se ne andarono nel '43, piangemmo tutti. Il più alto in grado che era anche il più anziano di loro, mi regalò un cucchiaino d'argento. Erano brave persone. I Partigini invece... Dovevi pregare di non incontrarli. Al ponte del paese, se eri una donna e malauguratamente passavi di li da sola e ti vedevano, ti prendevano e violentavano. Ce ne saranno stati di buoni anche tra loro, ma quelli che erano qui erano delle bestie si doveva avere paura di loro.” (https://www.congedatifolgore.com/it/2365-donne-stuprate-torturate-e-uccise-come-cooperatrici-dopo-il-25-aprile/)

Questa la storia raccontata da mia nonna. Può non piacere, può disturbare, ma è la sua esperienza, l'unica che veramente conti nel suo vissuto, l'unica che abbia densità e significato, l'unica che, insieme alle altre da lei vissute, abbia contribuito a farla essere la donna che era, una donna con una grande fermezza di spirito e la capacità di saper cogliere l'essenziale. Tra i suoi insegnamenti più grandi tengo stretto quello rivolto all'”Elogio della Pazienza” intesa come coprensione ed accettazione dei limiti dell'essere umano che trovano espressione in pensieri, parole ed un agire spesso mediocri e del nostro essere tutti sottoposti e vincolati agli eventi naturali del procedere terreno, siano essi legati al pianeta, all'universo, a Dio o più banalmente al destino...

 

Il 25 Aprile, festa della Liberazione del mio paese dal governo fascista e dall'occupazione nazista io pregherò per chi non ricorda la storia, per chi non ne ha compreso il senso, per chi non ha imparato dagli errori e reitera in essi, per chi oggi non ha il senso della realtà e si lascia manipolare agendo in virtù di un totalitarismo senza uguali che in modo solo più subdolo di quello che lo ha storicamente preceduto falcia le vite di coloro che son allo stesso tempo vittime complici e carnefici stupidi.

Siamo tutti noi, ognuno di noi distintamente, partecipi a quel che accade. Non dovremmo preoccuparci di riconoscerci in una fazione o in un'altra, anzi dovremmo guardarci bene diappartenere ad una di esse e sopra ogni cosa non dovremmo permettere che altri ci spingano per contenerci all'interno di esse. Dovremmo solo fare il nostro: ricercare e trovare il giusto modo di stare al Mondo, restare al centro dei conflitti e non alimentarli,essere elementi equilibratori tra le due forze. 

Disintossicatevi dalle falsità, ritrovate il buonsenso e la capacità di discernimento.

E no, non festeggio un paese che è entrato nuovamente in guerra per fare la pace… 

“Che Dio ce ne scampi e liberi!”

 

 


 

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