lunedì 2 gennaio 2023

INTOLLERANZA AL LATTOSIO

QUANDO NON VA TRASCURATA

di Roberto De Filippis (fonte Gazzetta dello sport)

Più della metà della popolazione è intollerante al lattosio. A essere vittima di questo problema sono soprattutto gli adulti. Le difficoltà a digerire tale sostanza tendono infatti ad aumentare a mano a mano che l’età avanza. In genere il disturbo si risolve semplicemente limitando il consumo dei cibi che la contengono. Attenzione però a non sottovalutare questa intolleranza, altrimenti si corre il rischio che i fastidi si moltiplichino.

PERCHÉ IL LATTOSIO PUÒ CAUSARE INTOLLERANZA—  Contenuto nel latte e nei suoi derivati (in particolare nel burro e nei formaggi), il lattosio è composto da due zuccheri più semplici: il glucosio e il galattosio. Perché venga assorbito dall’intestino, il lattosio deve essere prima scomposto in queste sostanze. A svolgere tale compito è uno specifico enzima: la lattasi. Se l’organismo ne è carente si hanno difficoltà a digerire il lattosio. “Un assorbimento non ottimale di questa sostanza a livello intestinale non è sempre causa di intolleranza. Infatti si è in presenza di questo problema solo quando il malassorbimento determina la comparsa di sintomi” puntualizza la dottoressa Cristina Ogliari, gastroenterologa dell’Istituto Clinico San Siro e dell’Irccs Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio di Milano.

INTOLLERANZA AL LATTOSIO: NON VA TRASCURATA—  I sintomi caratteristici dell’intolleranza al lattosio sono di tipo intestinale e consistono in dolore e gonfiore addominale, spesso associati a flatulenza. Nei casi più gravi possono inoltre manifestarsi nausea, vomito e diarrea. “L’intensità dei sintomi è determinata da due fattori: l’entità della carenza di lattasi e la quantità di lattosio assunta con il cibo” sottolinea l’esperta. In genere, i problemi tendono a presentarsi poco dopo che si sono consumati alimenti contenenti questa sostanza. A volte l’intolleranza al lattosio causa sintomi al di fuori dell’ambito intestinale, quali dolori muscolari, mal di testa e difficoltà di concentrazione. Tale intolleranza non va trascurata, altrimenti si rischia che si instauri una pericolosa disbiosi intestinale, che non solo può esacerbare questi problemi, ma anche favorire infezioni, tra cui la cistite e la candida. INTOLLERANZA AL LATTOSIO: CURE E QUANDO È SECONDARIA—  Anche se per la diagnosi di intolleranza al lattosio basta che il medico associ la comparsa dei sintomi all’assunzione di cibi contenenti questa sostanza, per accertarne il malassorbimento ci si può sottoporre a un esame specifico: il breath test al lattosio. Nella maggior parte dei casi alle persone che hanno tale intolleranza è consigliato ridurre il consumo di cibi che contengono molto lattosio. “Di solito anche chi ne soffre non ha problemi ad assumere circa 250 ml di latte, 100 g di formaggio fresco o 150 g di formaggio stagionato al giorno” precisa la dottoressa Ogliari. Hanno quantità modeste di lattosio - e dunque non provocano fastidi - alimenti sulle cui etichette si trova comunque indicata tale sostanza, quali purè, salumi, dadi da brodo e sughi pronti e anche lo yogurt. Complementare o alternativo alla modifica alla dieta è l’utilizzo di integratori di lattasi, da prendere poco prima dei pasti in cui si consumeranno cibi che contengono lattosio. Anche se non migliorano l’assorbimento di questa sostanza, sugli intolleranti hanno effetti positivi i probiotici. “Riportando in equilibrio la flora intestinale attenuano i fastidi che caratterizzano il disturbo” spiega la dottoressa Ogliari. Infine, a volte l’intolleranza al lattosio è secondaria a malattie quali celiachia, morbo di Crohn, gastroenterite acuta e giardiasi, infezione intestinale che ha come bersaglio il tratto di quest’organo in cui è prodotta la lattasi.

 

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