lunedì 27 ottobre 2025

DENTRO QUESTA PORTA C'E' UNO DEI TESORI PIU' PREZIOSI AL MONDO

TESORO DI ATREO

Appena fuori da Micene, nel cuore dell’Argolide, la strada si arrampica tra ulivi e campi dai colori chiari. Niente lascia immaginare che sotto una collina erbosa si nasconda uno dei capolavori più antichi dell’ingegneria europea: il Tesoro di Atreo, o Tomba di Agamennone, come molti lo chiamano ancora. Un corridoio scavato nella terra conduce a un portale monumentale. Oltre la soglia, una cupola di pietra perfetta, edificata più di 3.000 anni fa, custodisce il silenzio di una civiltà che sapeva costruire con la stessa ambizione con cui governava.

Origine e significato del nome Tesoro di Atreo

Il nome inganna: qui non c’è oro e nemmeno la presenza di gioielli nascosti. “Tesoro di Atreo” fu un’etichetta romantica inventata da viaggiatori e archeologi dell’Ottocento, convinti di trovarsi davanti alla tomba del mitico padre di Agamennone. In realtà, l’edificio risale a circa il 1250 a.C., quindi a un’epoca in cui la leggenda omerica non esisteva ancora. Era una tomba reale, costruita per un sovrano di Micene o per la sua famiglia. Il soprannome è rimasto, e in fondo non dispiace: racconta il fascino che questo posto ha esercitato per secoli su chi lo ha scoperto, studiato o semplicemente visitato.

Architettura e costruzione della tomba a tholos

Il primo impatto che si ha con questa meraviglia antica è geometrico. Ci sono linee pulite, simmetria e proporzioni perfette. Il dromos, il corridoio d’accesso lungo più di 30 metri, è fiancheggiato da blocchi di pietra che sembrano tagliati con strumenti moderni. Alla fine del percorso si apre una porta alta 5 metri, un tempo decorata con colonne e fregi in marmo colorato. All’interno, la camera principale lascia senza parole. La cupola, ampia 13 metri e mezzo, è formata da anelli di pietre che si chiudono verso l’alto senza bisogno di malta. È una costruzione “a falsa volta”, ma la sua tenuta ha superato millenni di terremoti. Accanto, una piccola stanza laterale serviva forse per oggetti o rituali funebri. Per più di un millennio questa è stata la cupola più grande del mondo, prima che i Romani costruissero il Pantheon. È bene specificare che, purtroppo, tra le sue mura non è stato trovato nulla di prezioso perché, quando gli archeologi arrivarono, la tomba era già stata violata da secoli. Restavano solo frammenti di ceramica, residui metallici e parti delle decorazioni che un tempo impreziosivano l’ingresso. Questi elementi, oggi divisi tra Atene e Londra, bastano però a raccontare la cura e la ricchezza originaria del monumento. Il vero tesoro, in fondo, è la struttura stessa: una cupola rimasta intatta per più di 30 secoli.

Il contesto di Micene e della civiltà micenea

Nel secondo millennio a.C., Micene era uno dei centri più potenti del Mediterraneo. Da qui partivano merci, artigiani e guerrieri, e sempre da qua arrivavano racconti che avrebbero ispirato Omero. Le tombe a tholos, come quella di Atreo, erano il modo con cui i sovrani micenei dichiaravano il proprio rango anche dopo la morte. Il Tesoro di Atreo rappresenta il punto più alto di questa architettura funeraria. Le dimensioni e la precisione delle sue pietre mostrano una società capace di unire tecnica, organizzazione e un forte senso del simbolo. Oggi fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, insieme al resto del sito archeologico di Micene: un riconoscimento che ne protegge la storia, ma anche il paesaggio che lo circonda.

Dalla riscoperta agli studi moderni

Il monumento era noto fin dall’antichità, ma fu riscoperto dai viaggiatori europei del Grand Tour, nel Settecento. Nell’Ottocento lo studio del sito passò anche per Heinrich Schliemann, lo stesso archeologo che scavò a Troia. Da allora, analisi e rilievi hanno permesso di comprendere come sia stato costruito. Ogni pietra pesa diverse tonnellate e fu sagomata in modo che il suo peso contribuisse alla stabilità dell’intera struttura. Un lavoro che, anche adesso, lascia stupiti per precisione e coraggio tecnico.

Curiosità e leggende

Appena si entra nella cupola, la voce rimbalza tra le pareti anche se si parla sottovoce. Nei secoli passati si credeva che fosse lo spirito del re, mentre oggi si riconosce l’effetto dell’acustica perfetta, capace di amplificare ogni suono in modo sorprendente. Il corridoio d’accesso riceve la luce dell’alba in alcuni mesi dell’anno e un fascio di sole raggiunge la parete opposta della camera. Secondo il pensiero di diversi archeologi, questa scelta potrebbe avere un significato simbolico legato al sole o alla rinascita.

Dove si trova il il Tesoro di Atreo e come arrivare

Il Tesoro di Atreo si trova nel Peloponneso nord-orientale, nella regione dell’Argolide, a circa 120 chilometri da Atene in Grecia. In sostanza, questo spettacolo antico prende vita a pochissima distanza dall’ingresso di Micene, lungo la strada che porta ad Argos, rivelandosi una tappa ideale per chi esplora il Golden Triangle dell’Argolide (Nauplia, Argos e Micene)  tra siti archeologici e villaggi collinari. L’ingresso è ben segnalato e il parcheggio sorge proprio all’inizio del sentiero, da cui per arrivare al dromos servono solo pochi passi. Il corridoio di pietra scende leggermente, l’aria diventa più fresca e il rumore scompare. Entrare nella tomba è un’esperienza semplice ma potente: la luce filtra dall’alto, le pareti sembrano chiudersi e la voce rimbalza ovunque.

Costi e info utili

Chi visita Micene può includere il Tesoro nello stesso biglietto, valido anche per il museo archeologico locale che conserva oggetti, armi e maschere d’oro ritrovati nelle tante tombe reali della zona. Nel dettaglio, sono circa 20 gli euro necessari per l’ingresso intero e 10 per quello ridotto. La visita dura in media quindici o trenta minuti, ma il consiglio è di fermarsi anche al complesso principale di Micene. Il percorso è semplice, ma bisogna tenere a mente che siamo in un Paese dell’Europa del Sud, e che quindi nelle ore più calde il sole picchia forte. È consigliato portare con sé acqua, scarpe comode e un cappello, soprattutto in estate. Il sito è aperto tutti i giorni, con orari che variano a seconda della stagione. Il pomeriggio, quando la luce radente colpisce il corridoio e la pietra prende riflessi dorati, è il momento migliore per visitarlo e scattare foto.

 

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