Di Francesco Rosa
I contesti immateriali hanno sostituito vistosamente ciò che un tempo era l’oratorio, la piazza, il gruppo "la compagnia", i luoghi cioè dove sperimentare e sviluppare la propria identità, le proprie relazioni, misura dello stare al mondo. Moltissime dinamiche di crescita e maturazione attraversano anche esperienze di rifiuto, conflitto, mancato riconoscimento, ricerca dei simili, ma oggi esse si cristallizzano in un contesto impersonale, dove l'identità - al contrario - è occultata, deformata, dispersa da un contenitore troppo ampio, vuoto di riferimenti. Di questa spersonalizzazione è intrisa la nostra esperienza esistenziale anche adulta: sempre più difficili e complesse sono le relazioni; la perdita del senso dell’altro, ridotto a potenziale minaccia al proprio spazio narcisistico, ci fa tutti attori sofferenti sulla scena di una quotidianità spesso povera di significato. Ciò rende inevitabile ricollocare, al centro di ogni nostro agire, la relazione tra i soggetti, una “cultura dell'empatia” (cfr. Mancini R., Segmenti sulla Pedagogia della Cultura, Margiacchi Editrice, Perugia, 2012) che ci renda disponibili ad accogliere l'altro nella sua interezza di persona.
È necessaria una profonda rivoluzione interiore, che sappia allargare i ristretti confini dell'individualismo debole e difensivo che tutti ci riguarda, impegnandosi in quel "tirocinio del tu" che solo può aiutarci a ricostruire legami l'uno con l’altro.
E’ questo il compito, il progetto, la responsabilità di tutti noi adulti, partendo con coraggio da questo difficilissimo momento per la nostra esistenza.
