mercoledì 22 dicembre 2021

IL DIGIUNO NELLO SPORTIVO E NON ....

TALVOLTA PUO' FARE ANCHE BENE

a cura di Maria Elena Perrero (fonte Gazzetta dello Sport)

Un giorno di digiuno, di semi-digiuno, di dieta del digiuno, come la chiama qualcuno, per resettare il nostro corpo, magari provato dai pranzi delle feste di Natale, e tornare a capire quando davvero si ha fame, distinguendola dalla fame nervosa e dalla semplice voglia di mangiare qualcosa per noia. Il tema divide, ma c’è chi ricorda che l’essere umano ha sempre dovuto convivere con periodi di carestia. “E’ l’ipotesi dei ‘geni risparmiatori’, o del ‘metabolismo del risparmio’: un’ipotesi evoluzionistica dell’obesità nata dall’osservazione dell’aumento esponenziale dell’obesità dal 1980 in poi”, spiega a Gazzetta Active la dottoressa Claudia Delpiano, dietista e biologa nutrizionista presso il Policlinico San Donato di Milano e il Policlinico San Pietro (Bergamo).

L’IPOTESI DEI GENI DEL RISPARMIO O DEL METABOLISMO PARSIMONIOSO — “Nota anche come ‘Thrifty gene hypothesis‘“, spiega Delpiano, “questa teoria si basa sull’ipotesi che un metabolismo parsimonioso sia una condizione biologica che consente di sopravvivere in condizioni di scarsi apporti di cibo, e dunque di energia, in un ambiente avverso, come può accadere durante una guerra o una carestia”. Secondo questa teoria dei ‘geni risparmiatori’, “l’evoluzione dell’essere umano avrebbe agito selezionando questi geni del risparmio, che hanno dunque portato chi li possiede ad avere una maggiore propensione ad accumulare grasso nei periodi di abbondanza. In altre parole, durante la carestia non c’è cibo, si sviluppano i geni risparmiatori e poi quando si mangia si accumula più grasso”, chiarisce la dietista.

IL METABOLISMO PARSIMONIOSO ED IL RISCHIO DI INGRASSARE —Naturalmente, però, al giorno d’oggi le condizioni ambientali e sociali sono molto cambiate e le carestie non si verificano più nemmeno nei periodi di pandemia e chiusura totale, come i recenti lockdown, in cui, al contrario, si è portati a mangiare ancora di più, un po’ per noia un po’ per placare con il cibo le nostre paure e insicurezza. “Nelle nuove condizioni in cui ci troviamo il metabolismo sviluppato in passato e il meccanismo alla base dei geni risparmiatori ci si ritorce contro”, sottolinea la dietista e nutrizionista. “Oggi questi ‘geni del risparmio’ agiscono in modo da farci accumulare energia (e dunque grasso) per prepararci ad una carestia che non arriverà mai. Così sono diventati dei potenti produttori di malattie cronico-degenerative, tra cui il diabete di tipo 2, alcuni tumori (soprattutto del tratto gastrointestinale) e le patologie cardiovascolari“, sottolinea la dottoressa Delpiano.

DIGIUNO UNA TANTUM: PERCHÉ PUÒ FARE BENE —Anche per questi motivi, sottoporre il nostro corpo ad una ‘carestia simulata’ una tantum, ovviamente controllata, potrebbe avere dei benefici, secondo alcuni medici. “Il nostro organismo potrebbe così riuscire a fare una sorta di reset metabolico, una specie di pulizia interna. E’ questo, del resto, il motivo di fondo di alcune diete estremamente restrittive, come la very low-calorie ketogenic diet (dieta chetogenica a ridotto apporto calorico) o in generale le diete che prevedono poche centinaia di calorie al giorno”, sottolinea Delpiano. Che però mette in guardia da un rischio molto concreto: “Se appena si termina il giorno di digiuno o il periodo (breve) di dieta rigida ci si abbuffa, si annullano tutti i benefici. Questa ‘carestia simulata’ dovrebbe essere un input per cercare di ristabilire il proprio intake calorico giornaliero. E questo avviene anche perché dopo un breve digiuno controllato si torna a riconoscere il vero senso di fame e di sazietà. Questo concetto è stato anche spiegato dal dottor Stefano Erzegovesi: con un giorno di digiuno non totale, in cui si assumono prevalentemente verdure, si ristabilisce il corretto equilibrio fame-sazietà. Perché spesso ci troviamo a mangiare senza avere davvero fame. Invece dopo aver provato che cosa significa veramente avere fame possiamo essere più consapevoli e capire quando davvero il nostro organismo ci chiede cibo e quando non è il cibo quello che gli serve”.

SEMI-DIGIUNO PER UN GIORNO: COSA MANGIARE —Questo tipo di digiuno non è però totale: “Si può, per un giorno alla settimana, mangiare solo verdura di stagione, sia cotta, cruda o fermentata, bere molti liquidi come tisane senza zucchero, brodi, centrifugati, del kefir (ricco di probiotici) e grassi vegetali di buona qualità come l’olio extravergine di oliva, i semi oleosi e la frutta secca. In questo modo, a differenza di un digiuno totale, il nostro corpo non si ritrova in debito calorico, si hanno comunque le energie necessarie per la vita di tutti i giorni ma si ripristina l’equilibrio fame-sazietà per poi ripartire con un migliore equilibrio alimentare”. Come tutti i tipi di digiuno e diete rigide, però, può essere seguito solo se non si hanno patologie e, soprattutto, se non si soffre di disturbi del comportamento alimentare. “Il digiuno, per quanto digiuno non totale, può essere fatto solo in condizioni di salute. Inoltre sarebbe meglio rivolgersi ad un nutrizionista per avere delle indicazioni su misura. Deve essere una parentesi molto contestualizzata e personalizzata”, sottolinea la dottoressa Delpiano.

 

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