domenica 13 novembre 2022

MALAVOLTI VINCENZO

UNO SCRITTORE CHE EMOZIONA E ABBRACCIA IL CUORE DI CHI LEGGE

Malavolti Vincenzo ‘scrittore’ nasce nel marzo del 2003, con LA TESSERA (romanzo storico 
corale ambientato a Brisighella, fra il 1938 ed il 1945), edito da Casanova- Faenza. 
Questo libro, quasi confezionato ‘a mano’, era stato concepito come soggetto e sceneggiatura di un 
probabile film, sogno spentosi quasi subito, in quanto non c’erano né i soldi promessi e tanto meno 
sufficienti appoggi politici. Così, trovandosi con un sacco di pagine scritte e con la rabbia che andasse frustrato tutto il lavoro fatto, unito al timore che si perdesse la paternità di quello che aveva scritto, Malavolti decise di farne un romanzo e di pubblicarlo. 

E da allora non s’è più fermato. 
 Poche settimane dopo l’uscita del primo romanzo, in piena separazione dalla moglie e dalla 
figlia di appena 4 anni, comincia a scrivere ‘Il Contratto’, un romanzo amaro e forse misogino, un 
poco maschilista, controverso e crudele, in cui trasferisce, a modo suo, il frutto del dolore e di 
quella sofferenza interna patita in quel burrascoso periodo. 
Sarà pubblicato a settembre dello stesso 2003.
Poi, a distanza esatta di un anno dal primo romanzo, a seguito di una specie di scommessa fra amici,
esce “La Profezia di una Strega di Campagna, (Lampi di Stampa- editore, Milano), un “rosa noir”, a
parere di molti estremamente piacevole, abbastanza erotico ma... profondamente ironico.

  ‘La GUERRA del Partigiano ENRICO’, pubblicato a novembre del 2004, narra il percorso
 travagliato di un contadino romagnolo, dall’8 settembre 1943, sulle montagne jugoslave, fino 
all’ultima battaglia sul Senio, il 9 aprile 1945 e segna l’amore dello scrittore per il romanzo storico.
Attualmente viene visto come una fase di transizione, fra la Trilogia semibiografica e l’inizio del 
‘Periodo Giallo’, che l’autore considera l’alba del suo secondo periodo letterario, considerando 
chiuso il primo percorso semi biografico che l’ha ispirato con assiduità ​
    In affetti, a partire dal 2005, Vincenzo Malavolti comincia a prediligere le... storie nere e dark.
Ancora una volta per sofferenza, ma soprattutto per la voglia di confrontarsi con un genere nuovo (a
seguito di un incontro con Carlo Lucarelli), scrive rabbiosamente e d’impulso, praticamente in una 
sola notte, il soggetto di Rosso Peonia, che segna il passaggio del testimone a Vincent W. Mallory, 
pseudonimo con il quale Vincenzo Malavolti si dà una nuova identità...
‘Rosso Peonia’, romanzo estremamente godibile per gli amanti del genere e non solo, è un giallo 
classico, giocato con il modulo del thriller, eterodiegetico e corale , in cui il bene e il male 
sembrano quasi inscindibili e si confondono. Ambientato in una Verona dei nostri giorni, bella e 
cinica , continuamente piovigginosa, sul racconto pare serpeggiare il sottile e disilluso sarcasmo 
dell’autore.
   A novembre del 2006 esce il suo sesto romanzo, ‘L’Ultimo Fritto’, primo editor dal Il Ponte 
Vecchio poi riedito da ‘Lampi di stampa’, travagliatissimo percorso di Amilcare, un ex impiegato 
milanese, fallito in tutto, alle prese con una malattia che gli lascia pochi giorni da vivere e nemmeno
un soldo in tasca. Commedia umana al limite del paradossale, con la quale l‘autore completa un suo
personalissimo ciclo di personaggi che hanno spaziato sulle tematiche più svariate e contrastanti.
Nel dicembre 2007, a meno di cinque anni di distanza dal primo romanzo, arriva 
APOKATASTASYS, sequel di Rosso Peonia, un mystery internazionale a tutto campo, scandito al 
ritmo dell’action thriller, che indaga sull’esoterismo nazista  e sui misteri legati alle profezie maya.
   Nel 2008 è l’anno delle Notti Precarie, una serie di racconti a due mani in cui l’anima dei ricordi 
del ragazzo Malavolti, frequentatore di Bar Sport alla Stefano Benni, incrocia il crudo ‘noirismo’ 
del suo alter ego, Mallory. Sono dodici fantastici racconti tutti reali, freschi, giovanili, pieni di 
rimpianti ma dolci come le lacrime dei ricordi.
  Nel 2009, la scomparsa ed il successivo ritrovamento del gattino di un amico, sono lo spunto per 
un gradevolissimo racconto per tutti coloro che amano gli animali, ‘Il giorno che Benny si perse...e 
la notte in cui mi ritrovarono”.
   E’ il 2010 l’anno in cui Malavolti-Mallory decide di chiudere la trilogia ‘noir’ iniziata con Rosso 
Peonia, scrivendo un travagliatissimo phantasy, “Aepilogous 2012” sotto l’egida della profezia 
maya, mai avveratasi, ma della quale era caduto, per così dire, vittima letteraria!
   Nel 2011, quasi per scherzo, ritorna all’editoria per bambini con la favola Ariella, storia di 
un’occhialuta stravagante principessa e di un Reame dedito alla passione culinaria. E qui si chiude 
in pratica il suo secondo periodo letterario.
  Dal 2013 inizia la collaborazione con la casa editrice Risguardi-Gruppo Cartacanta di Forlì, 
dapprima con ‘Una Vita Spezzata’, (una storia vera, tratto dalla confessione della protagonista), 
introverso e straziante percorso di una ragazza caduta nell’abisso della droga, narrato con il solito 
ritmo ed un liricismo atipico, narrato in prima persona femminile, molto diverso dagli altri suoi 
romanzi.
 E siamo così all’inizio del terzo periodo letterario di Malavolti Vincenzo (che terminerà con il 
ventunesimo romanzo: Il Mistero della Bambina Risorta).
  Nel 2014 Malavolti finisce di scrivere e pubblica finalmente “Un padre in esilio”, romanzo della 
vera storia di un soldato polacco che combatté su vari fronti e amò tre donne diverse di nazionalità e
costumi, da cui ebbe altrettanti figli, senza mai poterne conoscere nessuno. Molto bello, 
ipervenduto!! Ci sono voluti 10 anni e due viaggi in Polonia e uno in Siberia per completare questo 
imperdibile romanzo storico, uno dei migliori mai scritti nel suo genere, rivelatorio, storicamente 
impeccabile, mai lento, scritto con fluidità al ritmo di un action movie...​servizi segreti. Coinvolto fin dalle prime pagine in un sanguinoso agguato alla viglia degli storici 
colloqui di pace tra gli USA e la Corea del Nord, svoltisi poi il 18 giugno 2018, seguiremo i suoi 
passi con diversi flashbacks che ci proietteranno nell’enigmatica Corea del Nord. 
   Il racconto si dipana con il solito ritmo rapido cui ci ha abituato l’autore, durante il mese 
preparatorio in attesa dello storico evento, in un clima di suspence che fa di questo racconto una spy
story internazionale molto reale, trasportandoci in un mondo che non conosciamo affatto.
  Malavolti-Mallory si muove con la sua solita disinvoltura, con penna rapida ed essenziale, con 
ottima prosa nel descrivere fatti di sangue, prigionie, sentimenti, storie di amore, sesso e dibattiti 
politici, in un susseguirsi di azioni ed emozioni che avvince fin dalle prime pagine.
 Il Koreano è il ventesimo romanzo di Vincenzo Malavolti, un traguardo al quale teneva in modo 
particolare, come particolare è la vicenda che narra, trasportandoci in uno dei paesi più sconosciuti 
al Mondo, la Repubblica Popolare Democratica di Corea, meglio conosciuta come Corea del Nord. 
Lo fa affidandosi a un protagonista molto speciale, un agente dei corpi speciali del paese in oggetto,
il quale, con le sue azioni, ci farà conoscere, attraverso la sua tenebrosa vicenda, quanto avviene e 
come si vive in quello che possiamo giustamente definire l’ultimo baluardo del comunismo 
ortodosso!
E’ alla fine della prima ondata della pandemia del corona virus 19 che esce il romanzo n.21, Il 
Mistero della Bambina Risorta, uno special Horror molto raffinato nella trama, breve ma intenso, 
che è specialmente una specie di teoria su quanto succede allo spirito dopo la morte del corpo.         
                                    Il mistero della bambina risorta.
  Scritto prima della pandemia del corona virus, pubblicato nella fase due, in libreria dal giugno 
2020, ufficialmente in distribuzione prima del 20 maggio, questo romanzo che ha le caratteristiche 
proprie di un horror psicologico, ha già avuto un’ottima accoglienza tra i pochi lettori che hanno 
avuto l’opportunità di leggerlo. E’ stato ormai definito un horror malinconico e umano, (oggetto di 
molte recensioni), che lascia il lettore veramente attonito e diviso, con tante domande grazie a un 
finale sorprendente.
Condotto con una certa raffinatezza, sia nella trama che nella sostanza, non essendo un tipico horror
thriller, in realtà, è più un romanzo introspettivo e indagatorio su quanto succede allo spirito quando
abbandona il corpo morente...
  La trama è essenziale, quasi commovente nel suo sviluppo, basata sulla ricomparsa di una bambina
morta quaranta anni prima e completamente resuscitata, che vuole riprendere la sua vita là dove l’ha
lasciata, alla vigilia del suo primo giorno di scuola.
 Narrato con una certa veridicità, il testo non ha in pratica le scene di violenza classiche degli 
horror, ma si trascina un senso inquietudine dalle prime pagine fino ad un finale molto accelerato, 
pieno di colpi di scena, che lascia al lettore molti interrogativi.
  “E’ lo scopo di un buon romanzo o di un buon film, quello di lasciare lo spettatore o il lettore a 
domandarsi quale sia il significato della storia, e quando questo succede, vuol dire che quello che ha
visto o letto, gli rimarrà dentro per un bel po', a riflettere... Comunque, la forza di questo romanzo 
sono la tematica e lo sviluppo narrativo, che tengono il lettore avvinto alle pagine del libro!” 
      In questo... Mistero della Bambina risorta, semi-horror quasi dolce e delicato, sicuramente 
melanconico e commovente, Malavolti esprime la sua personalissima visione del mondo che ci 
aspetta dopo la morte: una comunità di spiriti vaganti che, con l’energia che rimane loro, cercano ​
continuamente contatti e comunicazioni con il mondo dei sogni dei vivi; il fenomeno avviene 
realmente e possiamo verificarlo ogni giorno. 
   Ci riescono soprattutto coloro che sognano molto e per me è il sogno di uno strano scrittore ateo, 
inguaribile spirito solitario il mondo che immagino dopo la mia morte.
 Sono parole dell’autore, che dal 2003 a oggi, ha scritto 21 romanzi, senza mai ripetersi, sempre alla
ricerca di nuove tematiche, sempre con stile rapido, fluente e accattivante...
 Un ottimo libro, questo, che segna, forse, la fine del terzo periodo letterario di Malavolti Vincenzo.
La torre dell’orologio di Brisighella, mio paese natio, in origine era il fortilizio fatto erigere nel 
1290 da Maghinardo Pagani da Susinana (politico e condottiero che spadroneggiò in quegli anni nei
territori tra Forlì e le vallate del Santerno e del Lamone), con massi squadrati di gesso su uno dei tre
pinnacoli dello stesso materiale che dominano la ridente cittadina. Serviva a controllare le mosse 
degli assediati nel vicino castello di Baccagnano e fino al 1500 costituì, insieme alla rocca costruita 
successivamente dai Manfredi di Faenza, il sistema difensivo del centro abitato.
 Danneggiata e ricostruita più volte, fu completamente rifatta nel 1850 e nello stesso anno vi fu 
posto anche l’orologio, un quadrante a sei ore, con numeri romani...
Ebbene io sono nato là sotto, quasi a mezzogiorno del primo dicembre 1947, mentre mia madre 
lavava i panni di qualche vicino e ci mancò poco che non mi partorisse in una vasca di alluminio...
  Sarà per questo che ho la mania della puntualità, cosa che ho inutilmente cercato di trasmettere a 
mia figlia, ala quale ho comunque dedicato il mio primo libro, La Tessera, che doveva essere anche 
l’unico...
Già, scrittori non si nasce, è un mestiere che si impara strada facendo, libro dopo libro, ma dopo 
aver letto tanti, tanti libri.
 Io, dopo uno scellerato periodo bancario ho lavorato per trent’anni nel settore agroalimentare, 
dapprima come export manager di vari gruppi (la vendita è anche creatività, e la si rinnova 
cambiando padrone e prodotti), successivamente come broker indipendente sempre nello stesso 
settore.
Io, però, sono convinto che nulla nasce per caso. 
Cioè fina da piccolo, così immerso nella natura selvaggia e tortuosa che portava alla famosa torre 
dell’orologio, dipingevo, scrivevo, sognavo grandi storie; mi sarebbe piaciuto fare il giornalista, lo 
scrittore...
 Poi la vita mi ha portato alla necessità di dover mangiare ogni giorno e quindi al bisogno di 
trovarmi un mestiere. Fu così che pasta, pomodoro e frutta sommersero per decine d’anni le mie 
velleità infantili.
  Se, però, mi chiedo, se solo adesso sono arrivato o meglio approdato a questa fase, vuol dire che il 
destino, il mio karma, stava scritto sui massi di gesso su cui dipingevo fin da piccolo, e prima o poi 
avrei messo in atto la mia primitiva e istintiva vocazione del narratore.
  ‘Tutto stava già scritto’, come diceva qualche profeta di cui non ricordo o non voglio ricordare il 
nome! Il come e perché ci sono arrivato a cinquant’anni e oltre dalla mia nascita conferma il fatto 
che il più delle volte i percorsi dentro ognuno di noi sono tortuosi e sconosciuti.
  La volontà di mettersi a scrivere, inoltre, non mi è nata così improvvisamente come sembra, 
perché, personalmente ho scritto sempre, e molto, e in fondo tutti noi scriviamo.
 Da studente scrivevo poesie che mi vergognerei a pubblicare, e avevo anche iniziato tanti racconti 
senza mai terminarne nessuno. Si fermavano tutti al primo capitolo...
 

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