di Emma Santo (fonte Libero)
Prende forma il progetto del “Turismo delle Radici”, che entra in una fase più operativa a seguito dello stanziamento di un pacchetto di finanziamenti per i comuni che hanno partecipato al bando. Si tratta di un’offerta turistica rivolta ai discendenti di persone emigrate, che ritornano a visitare i luoghi in cui sono vissuti i propri antenati. Un turismo, quindi, basato sulla ricerca delle proprie radici familiari, sul recupero dei luoghi e delle tradizioni del passato.
Il progetto del “Turismo delle Radici”
Stando a quanto si legge nel progetto PNRR “Il Turismo delle Radici – Una Strategia Integrata per la ripresa del settore del Turismo nell’Italia post Covid-19”, gli italiani residenti all’estero e i discendenti di origini italiane sono un bacino di potenziali viaggiatori che arrivano nel nostro Paese, e sono in grado di generare un forte legame emotivo con i luoghi e di “amplificare l’eco Italia nel mondo”. Secondo i dati diffusi da Enit-Agenzia Nazionale del Turismo, il 30% del “Turismo delle Radici”, equivalente a circa 3 milioni di viaggiatori, copre sia un target giovane che va dai 25 ai 34 anni (25,7%) sia un target che va dai 55 ai 64 anni (24%). Tali turisti programmano visite a lunga permanenza, con una media di sette giorni a viaggio, generando un indotto economico significativo.
Il “Turismo delle Radici” è, dunque, un’offerta turistica strutturata attraverso appropriate strategie di comunicazione, che coniuga alla proposta di beni e servizi del terzo settore – alloggi, enogastronomia, visite guidate – la conoscenza della storia familiare e della cultura d’origine degli italiani residenti all’estero e degli italo-discendenti che si stima sfiorino gli 80 milioni di persone.
“L’esame si è appena concluso e a stretto giro sarà presentata una graduatoria dei comuni che hanno presentato le migliori proposte e che riceveranno finanziamenti dal ministero degli Esteri”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani a Il Sole 24 ore, sottolineando che si sta puntando a comuni più piccoli, con meno di seimila abitanti. Le proposte ricevute su 5.500 piccoli borghi sono sono state 845, quelle ammissibili 822. Il finanziamento che sarà messo a disposizione è di circa 5 milioni di euro. È stato inoltre sottoscritto un primo accordo con Ferrovie dello Stato che riduce i costi dei biglietti dell’alta velocità per i turisti iscritti all’Aire, l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, e si sta pensando a un pacchetto di agevolazioni per chi aderisce all’iniziativa.
Obiettivi e opportunità del “Turismo delle Radici”
Tra gli obiettivi del progetto, c’è quello di lasciare indietro le mete toccate dai flussi turistici tradizionali, valorizzando aree meno conosciute e meno sviluppate dell’Italia, che possono così colmare il loro divario di crescita economica nel rispetto della propria natura rurale, in maniera ecosostenibile. La valorizzazione dei piccoli centri e delle campagne consente, da un lato, la ristrutturazione e il recupero di abitazioni e infrastrutture in disuso, dall’altro favorisce anche i fornitori di servizi e prodotti locali, in primis quelli enogastronomici. Il “turista delle radici” diventa, così, “ambasciatore” dei territori che custodiscono la sua storia familiare, solitamente i piccoli borghi.
Questo tipo di turismo è anche una risposta alla sfida digitale, perché la diffusione capillare delle informazioni e la ricerca dei documenti sulla storia familiare passerà dai siti web. Gli amministratori dei piccoli borghi, i proprietari degli agriturismi, le famiglie attive nell’ospitalità diffusa potranno utilizzare i social network per informare il turista delle radici. Infine, viene presentato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale come un incentivo all’occupazione giovanile. Per garantire un’offerta turistica di livello, un importante obiettivo è, infatti, quello di promuovere la formazione di operatori del Turismo delle Radici, in coordinamento con le amministrazioni centrali interessate, i centri accademici e di ricerca, gli enti locali, gli operatori economici del settore turistico e le associazioni attive sul territorio. In questo modo, verrebbe stimolata l’occupazione, in particolare quella giovanile, proprio in aree colpite da progressivo spopolamento, che sono quelle scelte dal turista delle radici.