Nel giorno esatto in cui, ottant'anni fa, la bomba atomica devastò Hiroshima, la città giapponese ha reso omaggio alle vittime con una cerimonia solenne, tra silenzio e memoria. Alle 8:15 in punto - l'ora dello sgancio dell'ordigno nucleare da parte del bombardiere americano B29 "Enola Gay" - il rintocco della campana della pace ha dato inizio al minuto di silenzio nel Parco del Memoriale. Presenti oltre 55.000 persone, tra cui rappresentanti di ben 120 Paesi, un numero mai registrato prima. Il sindaco Kazumi Matsui ha esortato le nuove generazioni a farsi carico della memoria e a costruire un futuro libero da minacce nucleari, mentre il segretario generale dell'Onu, António Guterres, ha avvertito che il rischio di un conflitto nucleare globale è oggi più reale che mai.
Mattarella: "Usare nucleare nei conflitti è crimine contro umanità" "L'ottantesimo anniversario del tragico bombardamento atomico di Hiroshima, cui seguì tre giorni dopo quello su Nagasaki, segnò l'esperienza di un evento apocalittico". "Quei tragici avvenimenti, le molteplici sofferenze patite negli anni successivi dai sopravvissuti, rimangono per l'umanità monito che non può essere dimenticato. L'annientamento dell'umanità la prospettiva che l'uso del nucleare ha posto dinanzi a tutti noi. Oggi, in uno scenario segnato da guerre, crescenti tensioni e contrapposizioni, occorre ribadire con forza che l'uso o anche la sola concreta minaccia di introdurre nei conflitti armamenti nucleari appare crimine contro l'umanità. La architettura globale del disarmo e della non proliferazione delle armi nucleari, tra i cardini del sistema multilaterale faticosamente costruito nel secondo dopoguerra, non può essere abbandonata, a rischio di accelerare un clima di scontro". Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Hiroshima, 6 agosto 1945: la prima bomba atomica della storia La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8:15, il cielo sopra Hiroshima venne squarciato da un boato. L'aereo statunitense Enola Gay sganciò "Little Boy", la prima bomba atomica mai usata in guerra. L'ordigno esplose a circa 600 metri dal suolo, generando un'onda d'urto devastante e una palla di fuoco che incenerì la città. Circa 140.000 persone morirono entro la fine dell'anno, molte all'istante, altre per ustioni e radiazioni. Tre giorni dopo, un secondo attacco colpì Nagasaki. Questi eventi precipitarono la fine della Seconda guerra mondiale con la resa incondizionata del Giappone il 15 agosto 1945.
Un minuto di silenzio per 140.000 vittime La cerimonia si è svolta come da tradizione nel Parco della Pace, accanto al Genbaku Dome, uno dei pochi edifici rimasti in piedi dopo l'esplosione e oggi simbolo della tragedia. Alle 8:15 in punto, il suono della campana ha dato il via a un minuto di silenzio collettivo. Sopravvissuti, familiari delle vittime, scolaresche, rappresentanti religiosi e diplomatici hanno osservato in raccoglimento l'ora esatta della catastrofe. Il gesto ha assunto un significato ancora più profondo in un momento storico segnato da crescenti tensioni geopolitiche e rischio nucleare.
Delegazioni da 120 Paesi, una partecipazione senza precedenti Alla cerimonia ha preso parte un numero record di delegazioni governative, con rappresentanti da 120 Paesi. Una presenza significativa, che riflette l'importanza della memoria di Hiroshima come patrimonio dell'umanità. Tra i presenti anche diplomatici provenienti da Paesi in possesso di armi nucleari, tra cui Stati Uniti, Francia e Regno Unito. L'assenza della Russia e della Corea del Nord è stata notata, ma non inaspettata, alla luce del contesto internazionale attuale.
Le parole del sindaco Matsui e il ruolo delle nuove generazioni Nel suo discorso, il sindaco Kazumi Matsui ha lanciato un messaggio diretto alle nuove generazioni: "Politiche errate in materia di sicurezza e armamenti nucleari possono portare a conseguenze disumane. I giovani devono farsi avanti con consapevolezza e guidare la società civile verso il consenso". Matsui ha inoltre chiesto al governo giapponese di partecipare come osservatore al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, firmato da oltre 90 Paesi ma mai ratificato dal Giappone.
L'impegno del Nihon Hidankyo e la memoria degli hibakusha A meno di un anno dal Nobel per la Pace conferito al Nihon Hidankyo, l'associazione che riunisce i sopravvissuti ai bombardamenti nucleari – noti come hibakusha – la memoria resta viva, ma sempre più fragile. Per la prima volta, il numero ufficiale degli hibakusha è sceso sotto quota 100.000, con un'età media di oltre 86 anni. L'impegno dell'organizzazione resta vitale per tramandare la testimonianza diretta e mantenere viva l'attenzione sulla minaccia atomica. Nel 2024, l'associazione è stata insignita del Premio Nobel per la Pace per il suo impegno nella lotta al nucleare. L'organizzazione fa parte della coalizione ICAN, che ha promosso il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
Il Giappone e il trattato sulla proibizione delle armi nucleari Nonostante sia l'unico Paese ad aver subito un attacco nucleare, il Giappone non aderisce al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Il motivo è legato all'alleanza strategica con gli Stati Uniti, potenza nucleare e garante della sicurezza nipponica. Il premier Shigeru Ishiba, nel suo intervento, ha evitato di menzionare il trattato, seguendo una linea diplomatica consolidata. Tuttavia, cresce il dissenso interno verso questa posizione ambigua, soprattutto tra i giovani e nei movimenti pacifisti.
Guterres: "Il rischio nucleare oggi è più reale che mai" In un messaggio inviato alla cerimonia, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha ribadito che "le stesse armi che hanno causato tanta devastazione a Hiroshima e Nagasaki vengono nuovamente trattate come strumenti di coercizione". Ha quindi lanciato un appello alla comunità internazionale affinché riprenda il cammino del disarmo nucleare, avvertendo che il mondo è "a un passo da una nuova corsa agli armamenti".
Hiroshima oggi: tra memoria, turismo della pace e consapevolezza globale Hiroshima è oggi una città moderna, ricostruita, vibrante, ma profondamente segnata dalla sua storia. Il Museo della Pace, il Parco commemorativo e il Genbaku Dome attraggono ogni anno milioni di visitatori, molti dei quali giovani. Le scuole organizzano viaggi didattici, mentre il Comune promuove programmi di educazione alla pace a livello globale. Hiroshima continua a parlare al mondo, ricordando che il disarmo nucleare non è solo una questione politica, ma un dovere morale.
Chi erano gli hibakusha? Il termine giapponese hibakusha significa letteralmente "persona colpita dall'esplosione". È utilizzato per indicare i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki del 1945. Oltre agli effetti immediati dell'esplosione, molti hibakusha hanno subito negli anni successivi gravi conseguenze fisiche dovute alle radiazioni. Per decenni, hanno affrontato anche discriminazioni sociali e lavorative. A oggi, il loro numero è in calo, con una media di età superiore agli 86 anni, rendendo sempre più urgente la conservazione della loro memoria.
Il contesto storico del bombardamento: perché gli USA scelsero Hiroshima e Nagasaki? La decisione degli Stati Uniti di utilizzare l'arma atomica contro il Giappone fu presa per accelerare la fine della guerra. Hiroshima fu scelta come obiettivo per il suo valore strategico e simbolico. Nagasaki fu colpita tre giorni dopo. La scelta rimane ancora oggi oggetto di analisi storica e dibattito etico.
Perché il bombardiere si chiamava "Enola Gay"? Il B-29 che sganciò la bomba su Hiroshima portava il nome “Enola Gay”, scelto personalmente dal colonnello Paul Tibbets, pilota e comandante della missione. Tibbets volle dedicare l’aereo a sua madre, Enola Gay Tibbets, poco prima del decollo. La scelta conferisce un elemento umano a uno degli eventi più devastanti della storia moderna. Tibbets, figura centrale dell’Operazione Silverplate, era stato incaricato direttamente dagli alti vertici militari di guidare la prima missione atomica. Dopo la guerra, proseguì la carriera nell’aeronautica fino al grado di generale. L’aereo, oggi conservato allo Smithsonian Institution, resta uno dei simboli più controversi del conflitto mondiale e della memoria collettiva del XX secolo.
Il ruolo e l'impatto delle organizzazioni come Nihon Hidankyo e ICAN Il Nihon Hidankyo, insieme alla coalizione ICAN, è in prima linea nel sensibilizzare l'opinione pubblica globale sui pericoli delle armi nucleari. Le loro campagne hanno contribuito alla redazione e adozione del Trattato ONU sul bando dell'arma atomica, premiato con il Nobel.
Il rischio nucleare oggi e gli appelli di figure internazionali António Guterres e Papa Francesco sono tra le voci più autorevoli che hanno messo in guardia sull'uso politico delle armi nucleari. Il mondo assiste a un ritorno della minaccia atomica in un clima di rinnovata instabilità.