sabato 4 ottobre 2025

SCOPERTA IN EGITTO

NUOVE PROVE SULLA STORIA BIBLICA DI MOSE'

(fonte Libero)

Il vento dell’Egitto, nel cuore del deserto del Sinai, spesso solleva sabbie che raccontano storie che arrivano dall’antichità mentre il paesaggio assume tonalità ramate e dorate: una nuova scoperta archeologica sembra riaccendere il dibattito sulla storicità degli eventi narrati dalla Bibbia. Ma cosa è stato recentemente riportato alla luce? Proviamo a scoprirlo insieme.

Andiamo con ordine e partiamo dal principio, ovvero da una équipe di ricercatori che è riuscita a riportare alla luce un antico laboratorio metallurgico che sembra risalire al Nuovo Regno egiziano. Quel luogo potrebbe essere rivelatorio riguardo ad alcune delle più affascinanti narrazioni contenute nell’Antico Testamento: il viaggio del popolo d’Israele verso la Terra Promessa, condotto da Mosè e narrato nel libro dell’Esodo. I reperti ritrovati sembrano infatti custodire quel mistero raccontato dalla Bibbia. Il ritrovamento è avvenuto nel Wadi al-Nasb, un sito archeologico situato nel Sud del Sinai, non lontano dal celebre complesso minerario di Serabit el-Khadim, noto sin dai tempi dei faraoni per l’estrazione di rame e turchese. Gli archeologi hanno identificato un’officina per la fusione del rame, completa di fornace, crogioli d’argilla, utensili per la lavorazione e grandi quantità di scorie metalliche.

L’analisi stratigrafica ha quindi datato il complesso all’epoca del Nuovo Regno (1550–1070 a.C.), un periodo di straordinaria espansione economica e tecnologica per l’Egitto faraonico. Attorno alla fornace principale sono emerse due strutture in arenaria, forse torri di guardia in origine, poi riconvertite in edifici di produzione, e un terzo edificio, situato a sud del Wadi al-Sour, che sembra aver avuto la funzione di centro di controllo, dotato di resti di carbone locale e argilla purificata, probabilmente usata per costruire mantici e condotti d’aria. Per il Ministero Egiziano del Turismo e delle Antichità, che ha diffuso immagini e dati della scoperta, il complesso “aggiunge un nuovo tassello alla conoscenza della storia industriale e mineraria dell’antico Egitto”. Ma ciò che più intriga gli studiosi è la posizione strategica del sito: esso si trova infatti lungo una delle rotte tradizionalmente associate all’Esodo biblico, non lontano dal Monte Sinai, luogo sacro dove, secondo la Scrittura, Mosè ricevette le Tavole della Legge.

Iscrizioni semitiche e il legame con l’Esodo: perché quella scoperta può confermare il racconto biblico

Pur non essendoci prove dirette che colleghino il sito a Mosè o agli Israeliti, diversi biblisti e archeologi intravedono nel contesto elementi suggestivi. Serabit el-Khadim è già noto per la presenza di iscrizioni protosinaitiche, considerate tra le prime forme di scrittura alfabetica, e per la testimonianza di manodopera semitica impiegata nelle miniere egiziane. Secondo l’egittologo Gregory Mumford, nel sito lavoravano prigionieri di guerra provenienti dal Levante, parlanti una lingua affine al cananeo e all’ebraico antico. Alcune iscrizioni riportano nomi divini presenti nella Bibbia, tra cui una delle designazioni di Dio nell’Antico Testamento, suggerendo che tra i lavoratori potessero esserci gruppi proto-israeliti. Questo dato rafforzerebbe l’ipotesi di un legame culturale e umano tra le comunità semitiche schiave in Egitto e le popolazioni descritte nel racconto dell’Esodo. Tuttavia, la scoperta di Wadi al-Nasb non intende “provare” il miracolo, ma ricontestualizzare il racconto biblico all’interno di un tessuto storico concreto: quello di un’Egitto che sfruttava intensivamente risorse e manodopera, soprattutto straniera.

 

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