Nel mix di energie alternative a gas e petrolio, anche per non essere troppo dipendenti dalle forniture dall’estero, l’Italia avrebbe una grande risorsa da sfruttare: la spazzatura. I rifiuti urbani e industriali, dagli scarti agricoli all’umido, potrebbero consentirci di avere circa 10 miliardi di metri cubi di combustibile prodotti in casa. Un terzo di quanto oggi importiamo dalla Russia, dalla cui dipendenza abbiamo tutto l’interesse a liberarci.
ENERGIA DA RIFIUTI
Lo spreco dei rifiuti in Italia è dimostrato da due dati: ogni anno finiscono in discarica, con enormi danni ambientali, o vengono spediti all’estero a pagamento, ossia un altro spreco, rifiuti urbani per 5,5 milioni di tonnellate, e rifiuti speciali non pericolosi, prodotti dalle aziende, per 6 milioni di tonnellate.
Con questa spazzatura sprecata, si potrebbe coprire il fabbisogno energetico di ben 4 milioni di famiglie. Ma l’energia da rifiuti si poggia su due presupposti: gli impianti dove trattare la spazzatura e trasformarla in energia, come il termovalorizzatore di Brescia per intenderci, e un alto livello di raccolta differenziata. Due punti deboli dell’intero sistema di smaltimento dell’immondizia in Italia.
COME SI PRODUCE ENERGIA DA RIFIUTI
Al termine del processo di vita di un prodotto, quando è nient’altro che un rifiuto, è possibile ancora usufruire di esso attraverso un ulteriore passaggio, ossia attraverso la trasformazione e la generazione di energia da rifiuti ormai non riutilizzabili. Ma come avviene ciò?
I rifiutiraccolti nelle discariche vengono trasportati in stabilimenti appropriati, i termovalorizzatori, che grazie ad un impianto di incenerimento riesce a:
Smaltire il materiale di scarto,
Generare energia termica,
Produrre vapore acqueo,
Generare energia elettrica,
Nello specifico, l’energia termica dell’inceneritore produce vapore acqueo ad alte temperature. Quest’ultimo, grazie ad un generatore elettrico a turbina, riesce a generare energia elettrica smaltendo in maniera efficace i rifiuti urbani.
QUANTA ENERGIA SI PRODUCE DA RIFIUTI
In Italia l’energia da rifiuti è in costante aumento anche se la curva positiva non è ancora abbastanza per raggiungere i target prefissati dall’Europa. Nel 2019 ad esempio il Paese è riuscito a recuperare un totale energetico in grado di soddisfare circa 2,8 milioni di famiglie. Pertanto, nei prossimi anni si potrebbe assistere ad un incremento sempre maggiore della richiesta in grado di soddisfare in maniera più efficiente il fabbisogno nazionale.
COME SI CHIAMA ENERGIA PRODOTTA DA RIFIUTI
L’energia che si genera dai rifiuti, ossia il combustibile da rifiuti, CDR, non si può considerare una fonte di energia rinnovabile, anche perchè si basa sulla rigenerazione di materiali derivati dal petrolio che, come ben noto, non è rinnovabile. Un’alternativa valida è anche l’energia ricavata da biogas. Il processo attraverso il quale i rifiuti sono trattati consente di avviare la fermentazione della materia. Da questi prodotti si genera il gas metano. Quest’ultimo è utilizzato per generare elettricità che può essere ad esempio usato per il riscaldamento industriale e civile.
ENERGIA DA RIFIUTI E RACCOLTA DIFFERENZIATA
Come dicevamo, uno dei presupposti fondamentali per trasformare i rifiuti in energia è quello di avere un alto livello di raccolta differenziata. Cosa più facile a dirsi che a farsi. La nostra media nazionale è attorno al 63 per cento: ovvero quasi venti punto sotto il target da raggiungere entro il 2035, ossia l’80 per cento, secondo gli obiettivi europei. Ma questa percentuale nazionale, da sola, non fotografa la realtà di un Paese molto disomogeneo, specie da Roma in giù, rispetto alle regioni del Nord Italia. Nella capitale, per esempio, la raccolta differenziata arriva a un misero 43,75 per cento. I numeri in Italia sono positivi se si vede l’andamento a livello europeo. Tuttavia, la differenza abissale tra le diverse aree del Paese non consentono di sfruttare il massimo dall’economia circolare. Ad esempio, si passa da una raccolta differenziata impeccabile come quella della città di Treviso in Veneto a regioni come la Sicilia, Lazio e Campania, dove i numeri remano contro. Ad ogni modo, la percentuale di raccolta differenziata continua a crescere nel Sud. Mentre il Nord Est continua a distinguersi come modello italiano grazie a Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli.
ENERGIA DA RIFIUTI E TERMOVALORIZZATORI
L’altro punto imprescindibile per arrivare a un buon livello di energia da rifiuti è quello degli impianti per produrla, i famosi termovalorizzatori. Una parola che da sola provoca dissensi, proteste e indignazione. Non appena il sindaco di Roma ha accennato alla possibilità di mettere in cantiere un termovalorizzatore, in grado tra l’altro di fornire energia a 150 mila famiglie romane e in una città sommersa dai rifiuti, si è elevato un muro di No, mai. Oggi in Italia, fonte ISPRA, sono circa 50 gli impianti di incenerimento per rifiuti solidi urbani e circa 385 quelli per i rifiuti speciali. Nel Paese si ha un deficit di strutture e impianti speciali per cui non si riescono a trattare circa 5,7 milioni di tonnellate di spazzatura prodotte annualmente. La quantità più elevata di termovalorizzatori è concentrata nel Nord Italia, in genere più efficienti e in grado di generare energia elettrica dal processo di incenerimento. Invece, al Sud l’unico capace di funzionare in maniera adeguata e con le giuste dimensioni è quello sito ad Acerra, Napoli.
ENERGIA DA RIFIUTI PRO E CONTRO
Generare energia da rifiuti è un modo intelligente per sfruttare i rifiuti da smaltire in discarica o che diversamente sarebbero da gestire in maniera alternativa. Il vantaggio che si ottiene da un processo del genere è di sicuro quello di smaltire spazzatura per milioni di tonnellate trasformando una singola operazione in una duplice e talvolta triplice attività. Nello specifico, come accade nei migliori termovalorizzatori del mondo, il danese in pieno centro a Copenhagen ne è un esempio all’avanguardia, oltre a smaltire i rifiuti, producono energia elettrica e convertono, in percentuale, il CO2 rilasciato dall’incenerimento della spazzatura in maniera tale da non rilasciare fumi o sostanze tossiche nell’atmosfera. Al contempo, è pur sempre vero che questi impianti ancora non sono efficienti al 100% e alcune delle sostanze nocive ancora fuoriescono dal processo di combustione. Inoltre, gli impianti necessitano di uno spazio molto ampio che viene tolto ad appezzamenti ad altri scopi.