giovedì 18 settembre 2025

LE 10 PIAGHE D'EGITTO

RITROVATO UN VECCHIO PAPIRO

(fonte Libero)

Un recente studio scientifico riporta al centro dell’attenzione il misterioso Papiro di Ipuwer: un antico manoscritto che descrive disastri e carestie nell’Egitto antico, sorprendentemente simili alle 10 piaghe bibliche narrate nel Libro dell’Esodo. Questa affascinante scoperta riaccende il dibattito sulle possibili prove storiche dell’Esodo e sulla loro interpretazione archeologica.

Un documento che affascina storici e biblisti

Il Papiro di Ipuwer, oggi custodito al Museo Nazionale delle Antichità di Leida nei Paesi Bassi, è un testo poetico attribuito a uno scriba egizio vissuto più di tremila anni fa. La sua riscoperta da parte del grande pubblico, complice la diffusione sui social media, ha portato molti ad accostarlo al celebre racconto dell’Esodo. Nel papiro si leggono descrizioni di fiumi che diventano rossi come il sangue, distruzione dei raccolti, morte diffusa e carestie che devastano la popolazione. Queste immagini richiamano le piaghe d’Egitto nella Bibbia, comprese la trasformazione del Nilo in sangue e l’oscurità che coprì la terra. Gli studiosi datano il documento tra il 1550 e il 1290 a.C., un periodo che potrebbe coincidere con la cronologia tradizionale dell’Esodo, collocata intorno al 1440 a.C. Alcuni storici biblici sostengono che la precisione delle descrizioni indichi un testimone oculare di eventi reali, anche se il testo rimane frammentario e non cita mai Mosè o gli Israeliti.

Tra archeologia biblica e scienza storica

Per gli esperti di archeologia biblica, il papiro rappresenta una fonte preziosa ma complessa. Da un lato, le sue parole sembrano confermare le catastrofi raccontate nella Bibbia: fiumi trasformati, grandinate che abbattono alberi, sciami di locuste che divorano il raccolto e lamenti che si levano in ogni casa. Dall’altro, la natura poetica del testo e la mancanza di riferimenti diretti a personaggi come il faraone o Mosè spingono a interpretarlo come una cronaca generale di crisi naturali e sociali, piuttosto che una prova storica dell’Esodo. Questa ambiguità è ciò che lo rende così interessante. Se il Papiro di Ipuwer fosse davvero una testimonianza storica delle 10 piaghe bibliche, costituirebbe uno dei più antichi riscontri extra-biblici della narrazione dell’Esodo. Tuttavia, molti egittologi invitano alla prudenza: le somiglianze potrebbero riflettere fenomeni ciclici come inondazioni, epidemie e carestie, comuni nella storia dell’Egitto antico.

Una storia che continua a far discutere

Oggi il papiro è oggetto di nuove analisi scientifiche che ne studiano la composizione, l’inchiostro e la datazione per avvicinarsi il più possibile al contesto in cui fu scritto. Parallelamente, la sua popolarità cresce tra appassionati di storia e religione, che vedono in questo antico documento un possibile ponte tra fede e scienza. La frase «C’è sangue ovunque, il fiume è sangue» rimane una delle più citate, poiché sembra descrivere esattamente la prima piaga biblica. Sia che si tratti di una cronaca storica di eventi reali o di una rappresentazione simbolica delle paure di un popolo, il papiro offre uno spaccato unico delle ansie e delle sofferenze dell’epoca. È un invito a esplorare il confine tra mito e realtà, tra teologia e ricerca storica, ricordando che dietro i grandi racconti religiosi possono celarsi memorie di disastri realmente accaduti. Al momento, il Papiro di Ipuwer non rappresenta soltanto un reperto di straordinario valore, ma anche uno stimolo per la comunità scientifica a indagare ancora sulla possibilità che alcune prove storiche dell’Esodo siano nascoste nei testi antichi. Una ricerca che, a distanza di millenni, continua ad intrigare e dividere studiosi e lettori.


 

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