domenica 23 novembre 2025

INCREDIBILE SCOPERTA..

..FORSE E' DAVVERO L'ARCA DI NOE'

(fonte Libero)

Sotto una distesa remota dell’Anatolia orientale, gli strumenti geofisici hanno intercettato una forma sepolta che ricorda la sagoma di un’imbarcazione di dimensioni insolite, abbastanza particolare da spingere gli studiosi a indagare con maggiore attenzione. È una struttura che non emerge in superficie, ma che i radar mostrano come un profilo netto, incastonato tra strati di sedimenti e depositi antichi. Le ipotesi sono ancora caute, ma il punto che incuriosisce di più è la coincidenza geografica: siamo in una regione che da decenni attira spedizioni e ricerche proprio perché associata, almeno sul piano culturale, al racconto dell’arca di Noè. Le nuove scansioni non offrono risposte definitive, ma suggeriscono una presenza strutturata dove ci si aspetterebbe un semplice rilievo naturale, lasciando aperta la possibilità che vi sia qualcosa di più complesso sotto la superficie.

La storia della struttura misteriosa

Ma facciamo un passo indietro: la formazione oggi al centro dell’attenzione è conosciuta come sito di Durupınar, un rilievo allungato ai piedi del monte Ararat che ricorda, vista dall’alto, la sagoma di uno scafo. Fu notato alla fine degli anni ’50 grazie a fotografie aeree e da allora si sono susseguite spedizioni, si sono alternati sopralluoghi e, soprattutto, si è ciclicamente riaccesa la discussione.

Sì, perché c’è chi non vede alcuna “struttura”, ma appunto una formazione geologica, un semplice prodotto dei movimenti terrestri. E c’è, invece, chi intravede un possibile manufatto antico legato al racconto della biblica arca. Nel concreto, in effetti, una prima descrizione sistematica del sito come struttura naturale è arrivata da studi geologici che lo interpretavano come una piega rocciosa modellata dall’erosione, pur riconoscendone l’aspetto insolitamente regolare. Negli ultimi anni l’interesse si è riacceso perché, accanto alle osservazioni in superficie, sono arrivati gli strumenti in grado di “guardare dentro” la collina. Un gruppo di ricercatori turchi e internazionali ha iniziato a usare il georadar e altre tecniche di prospezione indiretta per capire se sotto quella sagoma ci fosse solo roccia compatta o qualcosa di più complesso.

Le nuove e più recenti scoperte e le verifiche

Le campagne di misurazione hanno portato all’immagine di una struttura interna più articolata del previsto, che ha convinto il team a proseguire con carotaggi e indagini sempre più mirate. Nel corso di quest’anno, i ricercatori hanno spiegato che le rilevazioni hanno restituito una serie di linee parallele e suddivisioni interne che non corrispondono alla stratificazione geologica tipica dell’area. Queste anomalie sembrano seguire un orientamento coerente, come se le superfici individuate fossero parte di una struttura organizzata anziché di una semplice sequenza di fratture nella roccia. Non solo: alcuni campioni prelevati nelle zone più interne presenterebbero una composizione anomala rispetto al terreno circostante, con percentuali più alte di sostanze organiche rispetto ai sedimenti esterni.

Questo dato viene interpretato come un possibile indizio della presenza antica di materiali diversi dalla semplice roccia, anche se non è ancora disponibile uno studio peer-review che confermi l’origine esatta di ciò che è stato rilevato. E adesso? Adesso bisogna aspettare: le verifiche in corso includono nuove campagne di georadar a frequenze diverse, volte a distinguere nettamente ciò che potrebbe essere una struttura antropica da ciò che invece deriva da processi geologici come compattazione, erosione e fratturazione delle rocce sedimentarie.

È davvero l’arca di Noè?

Le ipotesi restano aperte, ma nessuna conclusione può essere considerata definitiva. Come abbiamo ampliamente detto, le scansioni mostrano una struttura interna che merita attenzione scientifica e i campioni raccolti raccontano storie sicuramente interessanti. Di contro, gli studi geologici ricordano che nell’area sono comuni forme naturali che possono imitare, almeno in parte, la regolarità di un manufatto. È quindi possibile che la struttura sia un fenomeno naturale particolarmente suggestivo, così come è possibile che le indagini future portino alla luce elementi nuovi e più chiari. Per ora la ricerca continua, nella consapevolezza che solo l’accumulo di prove solide potrà avvicinare una risposta alla domanda che accompagna questo luogo da decenni.

 

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