mercoledì 6 dicembre 2023

AUGURI ALLA…

…McLAREN

ECCO LE PIÙ ICONICHE

Il 2023 andrà in archivio come la stagione dei sessant’anni dalla fondazione della storica casa costruttrice McLaren, uno dei team più vincenti in Formula 1 e apprezzato costruttore di vetture Sport e Gran Turismo. Scopriamo in questo fotoracconto le cinque monoposto più iconiche e vincenti della storia della casa di Woking.

Nel 1973, il disimpegno di Ralph Bellamy passato alla Brabham porta Gordon Coppuck a dedicarsi alla F1 per la McLaren creando la M23. Si tratta di una monoposto rivoluzionaria per la casa di Woking, con telaio composto da pannelli in lastre di alluminio incollate su uno strato di poliestere. La forma della M23 era a cuneo, con pance corte, e questo permetteva di centrare i pesi in modo ottimale. Le sospensioni avevano una geometria a carico progressivo, con una rigidità che aumentava col salire della compressione precludendo agli ammortizzatori di andare a tampone e migliorando il comportamento in frenata e l’ingresso in curva. La McLaren diventa subito una delle scuderie da battere: dopo le prime tre vittorie nel 1973, nel 1974 la M23 si aggiudica il titolo mondiale con Emerson Fittipaldi, per poi “bissare” nel rocambolesco 1976 con James Hunt.

Negli anni Ottanta la McLaren inizia un periodo d’oro, con l’arrivo al timone della squadra di Ron Dennis ed il consistente apporto finanziario della Marlboro e della TAG di Mansour Ojieh. Dennis impone una immagine di eccellenza per il suo team, sia a livello di telaio ed aerodinamiche che di motori. Viene curata anche l’immagine del team con un maestoso motor-home che non mancherà di causare “problemi” con le scuderie concorrenti. La MP4/2 progettata da John Barnard inaugura il periodo vincente della McLaren. Barnard crea un telaio davvero vincente, tra i primi ad incorporare la fibra di carbonio nella monoscocca, mentre la trasmissione è una Hewland a 5 o 6 rapporti manuale ed il motore è il potentissimo TAG Porsche sovralimentato da due turbocompressori, capace di erogare una potenza oscillante tra 600 e 715 CV. I risultati sono mostruosi: la casa di Woking vince il titolo piloti per tre anni consecutivi. Nel 1984 Niki Lauda porta a casa il suo terzo ed ultimo titolo iridato, in una stagione che vede le McLaren vincere ben dodici gare. Nel 1985 e nel 1986 è invece Prost a laurearsi campione. La crescita delle Williams-Honda interromperà nel 1987 il cammino delle MP4/2 e dei suoi “upgrade”, ma Dennis non intende darsi per vinto…

Nel 1988, periodo di transizione tra i motori turbo e gli aspirati, la McLaren porta in pista la Mp4/4. La monoposto, progettata da Steve Nichols e da Gordon Murray, si rivelerà la vettura più vincente nella storia nella F1. Murray e Nichols possono riprendere il concetto di vettura “ribassata” già introdotto con la Brabham Bt55 del 1986, ottenendo però una vettura più competitiva grazie alle dimensioni molto più contenute, appena 80° di bancata, del propulsore Honda che da quell’anno equipaggia le vetture di Woking. Le ottime capacità del turbo Honda da 1500 centimetri cubici con pressione di sovralimentazione a 2,5 bar si rivelarono decisive per il successo del progetto, così come il “mix” di sospensioni pull-rod anteriori e push-rod posteriori. Il cambio era un Weissman a sei marce allestito in collaborazione con il team inglese, a montaggio longitudinale. Pilotata da Alain Prost e dal neo-acquisto Ayrton Senna, la MP4/4 fece polpette della concorrenza: sulle 16 gare del 1988, la McLaren ne vinse 15 portando facilmente a casa il titolo piloti con Senna ed il titolo costruttori. Solo la goffaggine di Jean-Louis Schlesser durante il doppiaggio da parte di Senna al GP d’Italia impedì alla squadra inglese di conquistare quel clamoroso “en plein” che ora è nei piani della Red Bull di Max Verstappen e Perez…

Dopo i trionfi di fine Anni Ottanta ed inizio anni Novanta, la McLaren conosce un periodo di crisi a causa dell’affermazione di Williams e Benetton e dei motori Renault. La riscossa inizia nel 1995, con l’inizio della collaborazione con Mercedes-Benz, ma saranno necessari tre anni prima di tornare in vetta. Nel 1998 arriva la Mp4/13, nuova monoposto progettata dal geniale Adrian Newey e da Neil Oatley. L’ex-progettista delle Williams “tritasuccessi” crea un telaio dal design molto fluido, con monoscocca in fibra di carbonio, che si adatta come un guanto al nuovo potentissimo motore V10 Mercedes Benz denominato FO110G. Questa unità motrice spicca per la sua leggerezza, appena 107 kg con una inclinazione di 72° e capace di erogare 760 Cv di potenza. Nonostante le polemiche scatenate dal “terzo pedale” che agevolava l’azione dei freni posteriori, la MP4/13 si rivela estremamente potente distanziando la concorrenza fin dalle prime gare della stagione 1998. Alcuni colpi di sfortuna consentono a Michael Schumacher ed alla Ferrari di accorciare le distanze, ma il tedesco fallisce il “match point” del sorpasso nel demolition derby di Spa. La corsa al titolo piloti comunque si protrae fino al round decisivo di Suzuka: Schumacher si ritira per foratura dopo avere raccolto i detriti della collisione tra  Tuero e Takagi, consentendo così a Mika Hakkinen di riportare dopo sette anni la McLaren al titolo piloti.

 

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