domenica 19 ottobre 2025

FESTIVAL D’AUTUNNO

APPLAUSI PER “COSMOS”

(fonte Catanzaro informa)

Sono diventati tutti bambini, con la meraviglia negli occhi e lo stupore sul volto, gli spettatori presenti ieri sera all’appuntamento del Festival d’Autunno con “Cosmos” della compagnia Evolution Dance Theater che è tornata sul palcoscenico del Teatro Politeama per la seconda volta con una nuova creazione del coreografo statunitense Anthony Heinl.

Se la volta scorsa per “Blu Infinito” il protagonista assoluto era il mare, ieri al centro del lavoro, leit motiv dei quadri che si sono susseguiti sul palco del massimo cittadino è stato l’universo con le stelle, i pianeti, le figure aliene e soprattutto gli esseri umani.

Anthony Heinl, come sua consuetudine, ha proposto una serie di coreografie su una selezione musicale davvero straordinaria – a partire da “Is it tomorrow now?” dei Marsmobil, passando per “Who I am” dei Ghost Particle, o ancora gli amati Massive Attack di “What your soul sings”, i Cubicolor di “Counterpart”, gli Atoms for peace di “Default” e “Kephre” di Islandman – proponendo un palco completamente al buio, in cui con sapienza ha saputo ricreare atmosfere, personaggi, scenari, stilizzandoli con luci fluorescenti. Così i cieli stellati e i pianeti sono comparsi e scomparsi sulla scena di fianco alle navicelle spaziali, alle nuvole, alle scale nel cielo, alle galassie, alla pioggia.

In Cosmos, così come in ogni creazione del già Momix Anthony Heinl, la cosa più importante è ciò che non si vede: il buio totale in cui si muovono i performer della compagnia permette di creare illusioni e situazioni che completamente illuminate non avrebbero ovviamente lo stesso fascino. Così sulle note di “Your sweet love” di Lee Hazelwood si materializza sul palco un quadro desertico, da Far West, con dei cactus e un alieno/uomo stilizzato che arriva da una piccola astronave e grazie a un pennello manco a dirlo magico riesce a dipingere le nuvole, la pioggia, un ombrello con cui ripararsi, prima di incontrare l’amore e metter su famiglia.

Ci sono stati anche momenti più prettamente psichedelici, tecnologici in qualche modo, con fasci di luce più definiti e intermittenti come quelli con le musiche degli Air di “Radian” che poi sono diventati anche più ritmati sulle note della celebre “Shambala” dei Beastie Boys – usata anche nella serie tv Breaking Bad -; non sono mancati gli astronauti con le navicelle per “Land of All” di Woodkid seguiti dalla riflessione sull’essere umano e addirittura sui sette chakra, prima di approdare alla “Lighthouse” di Patrick Watson in cui una figura umana danzava con le nuvole, passandoci attraverso, sedendocisi sopra, aggrappandosi a loro in maniera “quasi” magica.

È con Benny Goodman di “Sing sing sing” che il mistero tutto teatrale si è svelato e la narrazione ha rivelato ciò che sta nel buio: parte della compagnia era completamente vestita di nero con tavolini neri permettevano ai performer di salirci sopra e sembrare di volare, trasportati dai loro compagni, con una spiegazione a tratti fumettistica, con tanto di nuvolette o baloon onomatopeici.

Nell’ultima parte dello spettacolo Anthony Heinl ha voluto la composizione più nota di questo Cosmos, quella utilizzata, per intenderci, sulle locandine dello spettacolo e che è anche l’immagine della ventiduesima edizione del Festival d’autunno. Parliamo di una grande coreografia basata  sulla musica “Mer du Japon” sempre degli Air, e dell’ultima grande rivelazione: un’enorme struttura gonfiabile, ovviamente nera, che occupava tutto il palco, permettendo ai performer di fare acrobazie, saltando, lanciandosi nel vuoto, balzando da un lato all’altro, dimostrando ancora una volta il segreto dell’ennesima magia.

Gli applausi del pubblico non sono mancati e sono esplosi ad ogni fine di quadro, ma soprattutto in chiusura, quando ci sono state vere e proprie ovazioni nei confronti dei sette performer e del coreografo arrivato sul palco per abbracciare il numeroso pubblico presente e ricevere dal direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, e dal presidente della Camera di Commercio di Catanzaro Crotone Vibo Valentia, Pietro Falbo, il Cavatore d’argento, il consueto riconoscimento agli ospiti della rassegna firmato dal maestro orafo crotonese Michele Affidato.


 

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