sabato 26 marzo 2022

INTERVISTA A VERONICA ANGELONI

LO SPOGLIATOIO, LE SCARPE IN VALIGIA E LA TRISTEZZA A TAVOLA

di Pietro Razzini (fonte Gazzetta dello Sport)

Ha girato il mondo ma, poi, è tornata nella sua Toscana. E proprio qui ha aggiunto un’altra coppa in bacheca. Veronica Angeloni, schiacciatrice della Savino Del Bene Scandicci, ha festeggiato mercoledì sera la conquista della Challenge Cup. Il 3-0 ottenuto nella gara di ritorno contro Tenerife ha dato il via ai festeggiamenti per la pallavolista che ha un motivo in più per esultare: “Si tratta di un successo importantissimo. Sia per me che per la squadra. Dal punto di vista personale devo ammettere che non sono più un’esordiente: non so quante occasioni avrò ancora per vincere. È la mia terza Challenge Cup in carriera e sono veramente felice di averla conquistata con questo gruppo”.

Era un obiettivo stagionale? E, più in generale, lei si pone degli obiettivi a inizio stagione?

“Noi sportivi viviamo di obiettivi da raggiungere. Il trofeo europeo era uno di quelli che mi ero prefissata. Era il primo, in senso temporale. La mia soddisfazione è condivisa con la società che voleva, con tutto il cuore, mettere una coppa in bacheca”.

Come si sviluppa la sua settimana di lavoro?

“Abbiamo tutto schedulato: allenamenti, palestra e video. Poi dipende dal numero di gare che giochiamo. Negli ultimi due mesi, con l’infrasettimanale, abbiamo dovuto gestire anche le trasferte dando maggior valore al recupero”.

Aspetto non di poco conto.

“Faccio un semplice esempio: in occasione della finale di andata, siamo partite da Tenerife alle 8 del mattino e siamo arrivate a casa alle 21. Ecco che, in questo contesto, diventa fondamentale sfruttare tutti i mezzi possibili per ritrovare le forze rapidamente. Dalla fisioterapia al recupero attivo”.

Anche l’alimentazione ha un suo peso?

“Negli ultimi tre anni ho avuto la fortuna di lavorare con due professionisti eccellenti: con Marco Ballerini a Perugia e Christian Petri a Scandicci ho imparato il valore della corretta alimentazione. Ho capito quali alimenti mi aiutano a riposare meglio e quali mi servono per avere più energia”.

Ora quindi come si gestisce?

“Gli amici che invito a casa per cena ripetono sempre: “Che tristezza”. Riso integrale, pollo, bresaola, acqua naturale: io sto bene così. Può sembrare un’alimentazione ripetitiva ma è quello che serve al mio corpo. Ora sento il mio fisico più asciutto ed esplosivo. Capisco bene Cristiano Ronaldo e Filippo Inzaghi: è il giusto percorso da fare per un atleta”.

Il volley le ha regalato esperienze di vita tanto diverse. Quanto è stato utile giocare all’estero?

“Stabilirsi per un lungo periodo di tempo in realtà così diverse dalla nostra, è la forma più veloce per maturare. Soprattutto quando ci si confronta con culture che non sono simili a quella italiana, come è successo a me quando sono entrata a far parte dello Zareč'e Odincovo in Russa e del Gresik Petrokimia in Indonesiana”.

Cosa si prova a essere una straniera in squadra?

“Varia a seconda della nazione in cui ci si trasferisce: la straniera in Russia è rispettata ma messa sotto la lente d’ingrandimento. Nella loro ottica si sta togliendo il posto a una connazionale e, quindi, bisogna fare la differenza. C’è molta competizione. In Indonesia si è quasi venerati: mi hanno trattata con un’ attenzione addirittura esagerata”.

Indipendentemente da dove gioca, il pubblico sugli spalti influisce sulla sua performance?

“Io sono una persona molto emotiva. Però ho lavorato per trasformare questa emotività in qualcosa di positivo. Riporto nuovamente l’esempio della finale di Challenge Cup. A Tenerife abbiamo giocato in uno splendido palazzetto con un pubblico rumoroso: io mi sentivo contenta di poter essere protagonista in quel momento. Sono le sensazioni per cui un’ atleta sceglie questo percorso”.

E alla fine dell’impegno agonistico, c’è il raggiungimento dell’obiettivo.

“È stata una enorme soddisfazione rendere felici i nostri tifosi. Lo vedevo sui loro volti e lo leggevo nei loro occhi. Ci si impegna tanto durante l’arco di una stagione per ottenere dei risultati. I sacrifici hanno degli obiettivi ben precisi che riguardano la squadra, lo staff e la società ma anche e soprattutto i nostri sostenitori”.

Poi arriva l’estate: relax o sport?

“Non stacco del tutto perché mi sento bene quando mi muovo. Nei mesi caldi mi sposto a Massa e a Forte dei Marmi dalla mia famiglia. Mi tengo in forma con Simone Lorieri, il preparatore con cui mi alleno due o tre volte a settimana”.

Non si ferma proprio mai?

“Racconto questo aneddoto per far capire meglio il concetto: l’anno scorso sono stata in vacanza a Mykonos con un’amica. Cosa ho messo immediatamente in valigia? Le scarpe da ginnastica. Ogni giorno facevamo passeggiate a buon ritmo su e giù per l’isola”.

Sicuramente non aveva ai piedi delle scarpe da ginnastica nel 2014 sul palco dell’Ariston: come si gestisce lo stress in occasioni così lontane dal proprio habitat naturale?

“La risposta giusta sarebbe: “Non lo so”- afferma ridendo- Per la prima volta in vita mia, al Festival di Sanremo, mi sentivo completamente bloccata: pensavo di svenire prima di salire sul palco. Avevo le gambe che tremavano in maniera visibile al punto che Luciana Littizzetto è venuta da me ad accarezzarmi e rassicurarmi”.

Poi, nel 2017, l’esperienza al Grande Fratello Vip: il concetto che si può ricondurre allo sport è quello del rapporto con gli altri membri di un gruppo.

“Il GF Vip è stata un’esperienza che rifarei nonostante non conoscessi le dinamiche del mondo dello spettacolo. Per educazione sportiva, ho delle abitudini consolidate, anche nella gestione dei rapporti con le altre persone. In tv, invece, è necessario trovare motivi per fare audience”.

Tutto diverso rispetto alla vita nello spogliatoio.

“Lo spogliatoio deve essere un luogo felice, di relax, di sicurezza, di confronto. Si è faccia a faccia con le persone con cui si vive la maggior parte del proprio tempo. Più che con la famiglia. Più che con il fidanzato. Per ottenere risultati è indispensabile che ci sia un bel clima. È giusto lavorare sodo ma bisogna trovare anche dei momenti di svago”.

Qual è il suo modo di approcciare il gruppo?

"Molti mi definiscono una donna-spogliatoio. Io amo fare gruppo. Cerco di sdrammatizzare quando ci sono momenti di tensione, metto la musica per creare il mood giusto, aiuto le compagne nei piccoli o grandi drammi quotidiani: dalle questioni amorose alle situazioni più banali. Forse anche per questo ho scelto psicologia come facoltà universitaria”.




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