venerdì 17 marzo 2023

TROVATO UNA DEI PIU' GRANDI TESORI AL MONDO

IN DANIMARCA

Ci sono scoperte che richiedono anni – talvolta decenni – di ricerca, studio e impegno. E poi ce ne sono alcune che avvengono in modo quasi del tutto casuale, rivelando qualcosa di inedito e inaspettato. È quanto accaduto in Danimarca dove due archeologi dilettanti, durante una passeggiata muniti di metal detector, hanno scovato uno dei più grandi tesori che siano mai stati riportati alla luce. Ribattezzato tesoro di Vindelev, contiene ben 800 grammi di oro vero e comprende dei medaglioni con iscrizioni mai viste prima.

Scoperto uno dei tesori d’oro più preziosi del mondo

Una coppia di amici con la passione per l’archeologia: è a loro che si deve una delle scoperte recenti più importanti. Siamo nel 2020 quando i due archeologi dilettanti si recano in un campo a Jelling, in Danimarca: metal detector alla mano, quella che sembrava una passeggiata esplorativa come tante fatte fino a quel momento si è trasformata in qualcosa di inaspettato. Jelling è un piccolo paesino al centro dell’isola di Jutland, considerato la "culla" della civiltà vichinga. Tumuli sepolcrali, pietre runiche e persino i resti di alcuni enormi monoliti che ricordano la forma di una nave – probabilmente il luogo di sepoltura dei defunti – sono solo alcune delle meraviglie che hanno consentito agli studiosi di scrivere la storia della Danimarca. Jelling è la testimonianza di un periodo cruciale nonché sede della corte di Re Gorm il Vecchio, capostipite di una stirpe tutt’oggi esistente. Non è un caso che nel 1994 l’intera cittadina sia stata nominata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

In questo contesto fatto di reperti preziosi e unici al mondo, era quasi impensabile che ci si potesse ancora sorprendere. Eppure è accaduto, perché i due amici archeologi senza neanche rendersene conto hanno fatto una scoperta senza precedenti a Jelling: un enorme tesoro con monete e medaglioni d’oro che risalgono all’inizio del IV secolo. Ma c’è di più, perché due di questi medaglioni riportano un’iscrizione in cui compare il nome del dio Odino, riscrivendo la storia della mitologia norrena e datandola ben 150 anni prima rispetto a quanto si credesse.

Le iscrizioni runiche del dio Odino più antiche di sempre

Non è inusuale ritrovare monete o pendenti in oro risalenti ai vichinghi. Nel IV e V secolo era d’uso che i ricchi magnati o i piccoli re indossassero ciondoli d’oro per mettere in bella mostra il proprio status e la propria ricchezza e, nella maggior parte dei casi, si trattava di medaglioni – chiamati brattee – sui quali venivano incise persone di sesso maschile viste di profilo, talvolta insieme a un cavallo. Quando i runologi si sono messi all’opera per analizzare nel dettaglio il tesoro di Vindelev hanno immediatamente visto che le monete bratteate riportavano i medesimi profili di sempre, tranne una di esse. Il sospetto era che non si trattasse della solita raffigurazione di un re o un ricco magnate. Decifrare le rune non è stato semplice, molte di esse sono ormai consumate e illeggibili e, come se non bastasse, spesso sono copie confuse o distorte di un’iscrizione che una volta aveva un senso, ma è andato completamente perduto. La runologa del Museo Nazionale di Danimarca, Lisbeth Imer, e il dottorando presso il Dipartimento di studi linguistici, letterari ed estetici dell’Università di Bergen, Krister Vasshus, sono riusciti a venirne a capo. "L’iscrizione corre in circolo attorno al motivo della brattea – si legge nello studio  -, che mostra il volto di un re visto di profilo e con una bella acconciatura. Davanti al viso c’è una svastica e un semicerchio, forse a simboleggiare il sole e la luna. Al di sotto del volto si erge un quadrupede, probabilmente un cavallo, con finimenti marcati e qualcosa che gli esce dalla bocca. L’orecchio del cavallo punta verso la bocca aperta del re".

"Siamo certissimi dell’ultima parte dell’iscrizione – aggiungono i due esperti -. Dice iz Wōd[a]nas weraz, che può essere tradotto come è l’uomo di Odino". Le brattee del tesoro di Vindelev sono datate al IV secolo e sono, quindi, i reperti più antichi in cui compare il nome di Odino in tutto il mondo, almeno per il momento.

 

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